Giovanni Floris, noto giornalista e conduttore televisivo, è intervenuto a “In Onda”, trasmissione di La 7, per dire la sua sulla violenta frattura verificatasi all’interno del Movimento Cinque Stelle, dove Beppe Grillo e Giuseppe Conte si sono bruscamente detti addio. Come ha ricordato il diretto interessato, ci sono stati tanti scontri del genere nella storia della politica, come ad esempio Berlusconi-Fini e Salvini-Bossi, ma questo è del tutto diverso, perché viene tolto il terreno del confronto, con Grillo che disperde il voto che può dire chi vince.



“In passato – ha rimarcato Floris – nessuna delle figure politiche aveva una missione così antisistema come quella che ha oggi Beppe Grillo, che vive nel caos e vive di caos. In realtà Grillo ha anche il merito sicuramente di aprire un mondo politico molto chiuso all’ingresso dei nuovi, degli outsider, ma nello stesso momento in cui nega un ruolo politico a un outsider, torna indietro di anni”.



GIOVANNI FLORIS: “A PERDERCI È STATO GRILLO”

Giovanni Floris ha quindi ricordato che la mozione degli affetti (fatta da Grillo in un video, ndr) è sempre “l’atto più disperato, quello finale” e in questo confronto costituisce un’ottima occasione per Conte per staccarsi e parlare di politica. Ciò che conta davvero in questa sfida a distanza, secondo Floris, sono le linee politiche, con Grillo costretto a ritornare verso Casaleggio e Di Battista, a una linea antisistema. Per Conte, invece, si apre un periodo di costruzione politica, che però “non baserei sul nome dei parlamentari, al momento non così importanti vista la leadership consolidata di Mario Draghi. Occorre piuttosto edere di quale politica parlerà e quale consenso sceglierà in un Paese aperto alle novità come lo era tra gli anni Ottanta e Novanta”.



A giudizio del giornalista, questo è un momento storico in cui chi fa politica ha consenso e in cui bisogna creare qualcosa: la Meloni, ad esempio, sta creando. “Non dimentichiamo che chi vince festeggia, chi perde spiega – ha aggiunto –: Grillo, quindi sta perdendo la partita. Se Conte diventasse un partito, non funzionerebbe, a meno che non si giochi bene la linea politica e, in tal senso, il campo del Centrosinistra è in movimento”.