Giovanni Galli, ex portiere di Milan, Napoli e della Nazionale Italiana, sarà uno degli ospiti quest’oggi della nuova puntata di “Sulla via di Damasco”, il programma condotto da Eva Crosetta su Rai 2 a partire dalle 9: e tra le storie di conversione o di “rinascita spirituale” che tratterà questo nuovo appuntamento c’è anche quelle di Galli, oggi 61enne e che dopo aver appeso i guanti al chiodo si è dato prima alla carriera dirigenziale e poi a quella politica. Ma l’evento che ha cambiato la sua vita è stata la drammatica morte del figlio primogenito Niccolò nel 2001, all’epoca giovane promessa nelle formazioni primavera del Bologna, deceduto a causa di un incidente stradale: di quella vicenda l’ex portierone ha avuto modo di parlarne diverse volte nel corso degli anni pur tenendo fede al suo riserbo e cercando di tenere viva la memoria del ragazzo con una serie di iniziative benefiche (alcune delle quali sorte spontaneamente come tornei calcistici in suo ricordo), senza contare la Fondazione benefica Onlus che ne porta il nome e che raccoglie fondi a fini filantropici, e annoverando pure un libro (“La vita ai supplementari”) in cui il papà parlava a cuore aperto del dramma.
GIOVANNI GALLI E IL DRAMMA DELLA MORTE DEL FIGLIO NICCOLO’
Come ha avuto modo di spiegare lo stesso Giovanni Galli, in questi lunghi anni, nonostante il sostegno dei tanti amici lasciati nel mondo del calcio e di tutti coloro che pur non conoscendolo si sono stretti attorno al dramma della sua famiglia, a salvarlo e fargli ritrovare in qualche modo la voglia di vivere è stata soprattutto la fede in Dio. “Senza la fede non credo sarei mai sopravvissuto alla perdita di mio figlio a 17 anni” aveva rivelato una volta in una intervista l’ex calciatore, spiegando che nel suo caso il dolore era maggiore perché lui invece aveva perso il papà quando aveva solo 19 anni. “Senza appunto la fede e la convinzione di ritrovare un giorno e rivedere mio figlio sarebbe stato difficile per me convivere con questo dolore” aveva aggiunto pur ammettendo che in queste circostanze il dolore non passa mai davvero anche se si può col tempo imparare quantomeno a conviverci. D’altronde la spiritualità ha fatto sempre parte della vita di Giovanni Galli, anche quando scendeva in campo, dato che ha rivelato come lui ogni domenica mattina, indipendentemente da dove giocasse la sua squadra, era solito andare a seguire la Messa. “La fede per me è qualcosa che ti senti dentro e andare a Messa mi faceva sentire bene: è anche vero che dopo la scomparsa di Niccolò in me qualcosa in più c’è stata”.
“MI E’ MANCATO PIANGERE, SPESSO LO FACEVO DI NASCOSTO…”
E di recente Giovanni Galli è stato ospite del salotto tv di Caterina Balivo a “Vieni da me” dove ha raccontato con nuovi dettagli quel maledetto giorno del 2001 e il modo in cui lui ha affrontato il dramma. Come aveva già avuto modo di dire, spesso ha pianto di nascosto sotto la doccia perché non voleva farlo davanti alle figlie o alla moglie e questo sfogarsi apertamente un po’ gli è mancato: a proposito invece della morte di Niccolò, ricorda come quel 9 febbraio (ovvero tre mesi prima di entrare nella maggiore età) arrivò una chiamata che parlava di un incidente. Come è noto, il ragazzo stava tornando a casa in motorino dall’allenamento al centro tecnico del Bologna Calcio quando perse il controllo del suo mezzo e si schiantò contro un guard-rail che era in fase di manutenzione. “Quando arrivammo in ospedale capimmo subito che lui non c’era più perché vedemmo tutti i suoi compagni che piangevano” ha raccontato Galli che nell’occasione ha ricordato con tenerezza come il figlio non volesse seguire le sue orme di portiere giocando in difesa e poi quel brevissimo esordio di soli nove minuti in Serie A proprio contro quella Roma in cui giocava uno dei suoi idoli, Gabriel Omar Batistuta.