A “Storie Italiane”, programma di Rai Uno condotto da Eleonora Daniele, si è parlato del caso di Giovanni Guglielmo, professore universitario morto a 69 anni a Messina tra il 24 e il 25 novembre 2013 dopo essersi recato in ospedale per un dolore toracico. Il figlio dell’uomo, Giacomo, ha ripercorso con profondo dolore interiore gli ultimi quasi due giorni di agonia vissute dal suo genitore: “I processi vanno fatti – ha dichiarato –. Ho trascorso 41 ore per sentirmi dire embolia, pleurite, osteoporosi… D’urgenza, su intervento di medici esterni da me contattati, fu trasferito in un altro ospedale, dove lo salutai per l’ultima volta. La sanità ha reso un servizio che ha portato alla morte di mio padre”.



Peraltro, a livello giudiziario, è nato un vero e proprio caos: “Io ho visto quattro pm diversi su quattro udienze nell’arco di sette anni e, nel frattempo, sono cambiati 3 giudici. Il perito ha peraltro detto che se si fosse impiantato uno stent, mio padre sarebbe vivo, ma non è stato tenuto conto di queste affermazioni da parte del giudice, che assolto in primo grado i sei medici coinvolti perché il fatto non sussiste”.



GIOVANNI GUGLIELMO MORTO DOPO 41 ORE DI AGONIA

Il figlio di Giovanni Guglielmo, Giacomo, è stato rappresentato anche televisivamente dall’avvocato Anna Scarcella, che ha asserito: “Il signor Giovanni era stato ricoverato d’urgenza per un dolore toracico ed era stato precedentemente trattato per un aneurisma dell’aorta. Si sarebbero dunque dovuti prima escludere l’infarto e disporre un’angiotac per stabilire se la protesi avesse determinato danni, cosa molto comune. Sono trascorse 41 ore nelle quali sono stati effettuati altri accertamenti. Successivamente, l’operazione: l’aorta sul tavolo operatorio si è rotta del tutto e il paziente è morto per emorragia. Faremo probabilmente opposizione alla sentenza”. Giuseppe Rao, direttore sanitario IRCCS Messina, in collegamento con lo studio televisivo, ha commentato: “Esprimo un fortissimo sentimento di condivisione alla famiglia rispetto al dramma vissuto. Dopodiché, è chiaro che nelle sedi opportune vanno fatti i confronti e le controdeduzioni. Non possiamo che affidarci alle valutazioni fatte finora o che, comunque, con il tempo si faranno”.

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