Le parole chiave del percorso artistico di Giovanni Guida, classe 1992, sono due: raschiare e sfregare. In termini tecnici, la prima operazione è detta grattage, la seconda frottage. In entrambe i casi si tratta di un intervento a tu per tu, diretto, concreto con la materia pittorica sulla tela.
Giovanni Guida, raschiare e sfregare lo spazio
Come spiega in un’intervista al sito Italiani.it lo stesso artista campano (è nato ad Acerra, ma risiede Cesa, in provincia di Caserta) «Il grattage è una tecnica pittorica surrealista che consiste nel “grattare”, “raschiare” – con strumenti appuntiti di vario genere – il pigmento cromatico, ancora fresco, steso su un supporto». Una tecnica che racconta «una lotta contro il materiale al fine di scoprire, liberare e far emergere la figura». Il frottage, invece, è «una tecnica di disegno basata sul principio dello sfregamento. Consiste nel sovrapporre un supporto (come un foglio di carta o una tela) su una superficie che abbia dei rilievi accentuati».
Attraverso «l’utilizzo di matite di varia morbidezza, gessetti o carboncini, si sfrega il supporto, lasciando affiorare i rilievi della superficie sottostante. Il risultato di tale procedimento consente di ottenere dei disegni e delle texture chiaroscurate e delle immagini suggestive, casuali e imprevedibili».
Far emergere l’inconscio
La lotta di Guida è contro la materia per farla deflagrare, esplodere, svelare i suoi contenuti spirituali nascosti, occulti. Non a caso il nostro predilige i temi religiosi, spirituali. A cavallo tra il 2016 e il 2017 si è affermato con una rappresentazione sacra, l’icona “Caesarius Diaconus” (Cesario di Terracina, santo protettore degli imperatori romani), esposta in musei, cattedrali e basiliche nel mondo. Nel suo lavoro, racconta lui stesso «Sono liberate le forze creative ricche di suggestioni ed evocazioni, meno teoriche e più inconsce e spontanee».
Riemerge “l’automatismo psichico”, uno dei capisaldi di una delle correnti artistiche più interessanti e feconde delle avanguardie novecentesche, il Surrealismo. Vale a dire, il lasciare che il quadro che si popoli liberamente dei contenuti dell’inconscio dell’artista, senza controllo consapevole, razionale da parte sua.
Giovanni Guida, “Nelle mani del Creatore”
Questa “liberazione”, nel caso di Guida, porta alla luce come dicevamo istanze spirituali, scintille e frammenti del divino della realtà: «Voglio conoscere, sperimentare, indagare, creare e cristallizzare prodotti significativi all’interno della cultura, ma anche abbandonarmi fiduciosamente nelle mani del Creatore, l’artista per eccellenza, avendo il coraggio di fidarmi ed affidarmi, di appoggiarmi su una roccia».
E così anche che sono sbocciate opere intense e impattanti come “E guarirai da tutte le malattie… ed io, avrò cura di te” (2019) e “Apoteosi di Dante Alighieri a Firenze: l’Amor che move il sole e l’altre stelle” (2020).