Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato, il giornalista e conduttore radiofonico che fu assassinato dalla mafia nel 1978 dopo essersi ribellato ai legami che il padre Luigi aveva con Cosa Nostra, è stato ospite a Oggi è un altro giorno di Serena Bortone per parlare della storia della sua famiglia. “I Carabinieri dopo l’omicidio mi portarono in caserma e bruscamente mi dissero che Peppino era morto mentre stava preparando un attentato. La prima cosa che dissero era che mio fratello era colpevole, ma noi sapevamo che era innocente. Eravamo contro il terrorismo. Abbiamo capito subito che era stato ucciso dalla mafia e presentammo un esposto esplicito alla Procura, con nomi e cognomi. Papà era morto poco prima, era stato ucciso perché cercava di proteggere suo figlio. Non aveva eseguito gli ordini dei boss”, ha ricordato.



Lui e la mamma Felicia per anni si sono battuti contro la criminalità. “Al funerale di mio padre strinsi la mano ai mafiosi, mio fratello no. Me ne pento. È stato un momento di isolamento per Peppino. Il filo di omertà che ci legava al contesto mafioso non si era spezzato ancora, sarebbe avvenuto solo dopo la morte di Peppino. A lui ho dedicato tutta la mia vita. Anche mia mamma lo ha sempre aiutato. Non lo proteggeva soltanto, ma erano complici. Lei ha sposato appieno la sua causa. Era la moglie di un mafioso, ma anche la madre di uno che lottava contro la mafia. È riuscita a muoversi bene in questo doppio ruolo. Non ha lasciato il marito, ma quando è stata costretta a schierarsi, lo ha fatto dalla parte del figlio”.



Giovanni Impastato: “Messina Denaro protetto, vergogna”. La denuncia

Giovanni Impastato, oltre a raccontare la battaglia di suo fratello Peppino, ha commentato anche le ultime vicissitudini relative al mondo della mafia. La latitanza di Matteo Messina Denaro, terminata lo scorso 16 gennaio a Palermo, si sta arricchendo in queste ore di nuovi dettagli. I complici del boss, infatti, sarebbero stati numerosi in Sicilia. “L’arresto è stata una liberazione per tutti, anche se i modi sono stati messi in discussione. Un criminale è stato assicurato alla giustizia, ma non è possibile che per 30 anni sia stato coperto nel suo territorio”.



Nei giorni scorsi, l’esponente dell’anti-mafia ha anche scritto una lettera alla figlia di Matteo Messina Denaro per chiederle di spezzare anche lei il filo di omertà. “Da siciliano mi provoca vergogna questa complicità da parte della popolazione. Pensavamo di essere andati avanti, ma c’è ancora tanto da fare. Noi 50 anni fa parlavamo di borghesia mafiosa, ma non ci credeva nessuno. Adesso i fatti ci hanno dato ragione”, ha concluso.