Nominato nel maggio del 2022 dal plenum del Csm il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo deve fare i conti con una delle epoche più difficili nel contrasto alla criminalità. Dopo aver diretto la Procura di Napoli, dove ha affrontato la camorra, Melillo ora si trova a coordinare le indagini svolte dalle Dda del Paese in un contesto dove le varie crisi – sanitaria, economica e geopolitica – rischiano di rafforzare il potere dei gruppi criminali, sempre più legati all’economia reale e al commercio internazionale.
Intervistato da Le Monde, Giovanni Melillo ha spiegato di aver sempre considerato le mafie come una componente illegale, ma in qualche modo strutturale del tessuto economico e sociale: “Non è solo il caso delle regioni meridionali d’Italia, ma di tutto il Paese, oltre che di altre parti del mondo. Ciò che distingue le organizzazioni mafiose dagli altri attori economici è la loro capacità di trasformare la violenza in ricchezza, utilizzandola per accumulare capitali che consentano di diventare punti di riferimento di servizi legali e non. Da una parte c’è il traffico di stupefacenti e dall’altra parte le attività legali, come la gestione dei rifiuti”.
L’analisi di Giovanni Melillo: le mafie come “costellazioni di imprese”
La componente violenta non è stata eliminata, ha precisato Giovanni Melillo, ma le mafie hanno integrato “caratteristiche più sofisticate e più raffinate”, come il controllo dei processi di riciclaggio dei profitti e il reinvestimento speculativo dei profitti illegali. “Se oggi c’è una definizione che corrisponde all’evoluzione delle organizzazioni mafiose italiane è quella di ‘costellazione di imprese’: strutture che si occupano di frodi Iva, falsa fatturazione…”, ha spiegato il procuratore nazionale: “L’area di influenza delle imprese mafiose è molto più ampia rispetto a quella dei semplici gruppi criminali. Oggi interi settori produttivi sono segnati dall’infiltrazione di queste organizzazioni. Le mafie non parlano più la lingua del crimine ma quella del mercato”.
Giovanni Melillo ha spiegato che le recenti crisi hanno rappresentato una manna per le attività dei gruppi criminali, considerando che nei periodi di crisi gli Stati sono costretti a ridurre i controlli: “La vitalità dei sistemi imprenditoriali ha un valore fondamentale. “L’inserimento nelle attività imprenditoriali di elementi di illegalità crea distorsioni di mercato e moltiplica i fattori di disuguaglianza. La difesa contro le mafie non può quindi essere affidata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine. Ne deve tener conto anche la politica con protezione sociale, integrazione, educazione, ecc. Ma il presupposto di questa azione concertata richiede una visione precisa della realtà dei pericoli. Perché la realtà è straordinariamente complessa”.