Giovanni Melillo sulla strage in via D’Amelio: “Mi scuso pubblicamente”

Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia in carica dal 4 maggio, ha recentemente parlato in un’intervista rilasciata al Corriere della strage in via D’Amelio, nella quale morì Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta, mentre solamente il sesto agente rimase illeso. Il procuratore ha sottolineato come sia importante ricordare ogni anno la strage “per conservare l’ammirazione e la gratitudine che il Paese deve alle vittime”, ma anche “per riconoscere l’enorme debito di verità e giustizia che ancora oggi abbiamo verso le vittime e i loro familiari”.



Su quello che è stato, nel corso degli anni, definito uno dei più gravi depistaggi della storia italiana, Giovanni Melillo non può “che chiedere pubblicamente scusa per tutte le omissioni e gli errori” che hanno intralciato la ricostruzione della verità e delle responsabilità sulla strage in via D’Amelio che ha ucciso Paolo Borsellino. Il procuratore Melillo sottolinea come sulle stragi della mafia del ’92-’93 rimanga ancora “obbiettivamente molto” da scoprire, prime fra tutti le relazioni criminali che non erano esclusivamente riconducibili solo a Cosa Nostra, la “torbida alleanza” citata anche dall’allora presidente del Consiglio Ciampi.



I depistaggi sulla strage di via D’Amelio: il ruolo di Spatuzza

Il procuratore Giovanni Melillo in merito alla strage in via D’Amelio e ai depistaggi dei quali si scusa, parla anche del ruolo chiave di Gaspare Spatuzza, collaboratore di giustizia che ha aiutato a smascherare parte delle falsità che sono circolate negli anni sulla morte di Paolo Borsellino. Gasparre Spatuzza fu uno degli uomini che preparò e piazzò l’ordigno che avrebbe fatto esplodere la Fiat 126 nel parcheggio in via D’Amelio.

La sua confessione è arrivata molto tardi, solamente nel 2008, ma è stata cruciale per ricostruire una piccola parte di ciò che è accaduto veramente in quella giornata. Per Melillo la scelta di Spatuzza di confessare le sue implicazioni è stata “per anni frenata dal timore di ritorsioni e vendette di Cosa Nostra”. In merito alle indagini ancora in corso sulla strage in via D’Amelio, Melillo promette di declassificare e “rendere concretamente accessibili ai magistrati che indagano tutti i documenti dei servizi segreti versati all’archivio di Stato”, oltre ad intensificare “il nostro sforzo di lavorare accanto alle Procure distrettuali per sostenerne e valorizzarne l’impegno”.