Acclamato da un pubblico entusiasta, Giovanni Minoli apre i cassetti delle sua vita in compagnia di Caterina Balivo, felice di poter accogliere un giornalista che ha scritto pagine importanti della storia della televisione italiana nel giorno del miracolo del sangue di San Gennaro. Il racconto pubblico e privato di Giovanni Minoli parte da un “Mixer”, titolo di uno dei programmi più belli che siano stati trasmessi dalla Rai. La prima puntata fu trasmessa il 21 aprile 1980 e Minoli confessa di non essere stato emozionato e di aver sempre cercato di mettersi dalla parte del pubblico intervistando persone particolarmente difficili da intervistare come Giovanni Agnelli, Giorgio Armani, Craxi, il capo della CIA ed Enrico Berlinguer che, dopo una trattativa di sei mesi, rilasciò l’unica intervista televisiva proprio ai suoi microfoni. Minoli, poi, lancia una frecciatina ai suoi colleghi che si occupano di politica: “mi piacerebbe vedere qualcuno che oggi intervista Salvini o Di Maio come facevo io“, dice il giornalista.
GIOVANNI MINOLI: “MIA MADRE NON MI HA MAI CHIAMATO PER NOME”
Il momento più toccante dell’intervista arriva quando Giovanni Minoli parla della propria famiglia. “Io ho 7 fratelli: siamo 7 maschi e una femmina. Mia madre era una nazista nel senso del termine, innamorata di suo marito e basta. Non era una madre. Non ci chiamava per nome ma con una campanella. Un suono per il primo figlio, due suoni per il secondo e così via. Ho ricevuto un’educazione molto severa, ma va bene così” – racconta Minoli che poi svela un altro restoscena – “noi avevamo una casa in campagna dove ci concedevamo delle passeggiate in bicicletta. Lei non si girava mai a vedere chi c’era. Chi arrivava, arrivava”, confessa una delle colonne del giornalismo italiano. “Sopravvivere in una famiglia numerosa ti insegna quanto sia difficile la vita. Neanche in Rai è stato così duro”. Uno dei momenti più difficili della sua vita è stato quando è morto suo fratello: “Era malato da sei anni, aveva un tumore al cervello e tutti erano intorno a lui. Nessuno si accorgeva di me e per farmi vedere sono diventato anoressico, però non bastava. Oggi mi sono ripreso”, dice Minoli. Con il padre, morto in un incidente stradale, invece, aveva un rapporto speciale: “era un maestro, un amico. Quando è morto mio padre, sono morto anch’io. Sono stato due anni in apnea, ma la cosa curiosa è che io ho scritto un romanzo tra i 15 e i 17 anni io racconto la morte di mio padre che sarebbe avvenuta esattamente come ho raccontato io dieci anni dopo e questa è una cosa che mi ha sempre fatto impressione. Anche mia madre è morta in un incidente stradale”, ricorda con un pizzico di emozione.