Giovanni Padovani era ossessionato da Alessandra, la compagna che ha ucciso a martellate. Secondo il gip Andrea Salvatore Romito, l’assassino “Sin dall’inizio della relazione ha adottato comportamenti frutto di incontenibile desiderio di manipolazione e controllo, tradottisi nella progressiva privazione di margini di libertà”. Con 9 pagine di ordinanza, il gip ha convalidato il fermo dell’uomo, spiegando che la sua gelosia arrivava fino a “Controllarne i movimenti e le frequentazioni… Ma anche manipolando il cellulare e i suoi profili social“.
L’uomo “Pretendeva che lei gli mandasse un video ogni 10 minuti, in cui comparissero l’ora e il luogo in cui si trovava, facendo scenate in caso di violazioni di tali prescrizioni”, per capire dove e con chi fosse in ogni momento. Padovani aveva “persino carpito le password di posta elettronica e di messaggistica per controllarne le conversazioni con terzi”, prosegue il Corriere citando le parole del Gip.
L’ordinanza: “Così l’ha attirata”
Secondo quanto si legge nell’ordinanza, Giovanni Padovani era “un soggetto animato da irrefrenabile delirio di possesso e incapace di accettare le normali dinamiche relazionali… sia di attivare l’ordinario sistema di freni inibitori delle proprie pulsioni aggressive”. Subito dopo l’arresto, l’uomo ha affermato come “giustificazione” dell’omicidio: “Sospettavo che lei mi tradisse”. Ieri mattina, nel corso dell’udienza di convalida, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Scortato poi dalla polizia penitenziaria, si è presentato davanti al Gip.