Giovanni Paolo II era anche un letterato, per così dire: la definizione è sicuramente riduttiva per un uomo che ha segnato la storia dell’umanità, ma d’altro canto la straordinaria figura di Karol Wojtyla ha affascinato il mondo intero anche grazie ai suoi numerosi talenti, fra i quali appunto quelli di scrittore.
La cultura per Papa Giovanni Paolo II evidentemente non poteva mai essere fine a sé stessa, bensì un mezzo per veicolare il messaggio cristiano, la sequela di Cristo che era fine ultimo di ogni gesto di Giovanni Paolo II. Ciò è naturalmente particolarmente evidente nei testi propri del magistero, a cominciare dalle ben 14 encicliche scritte da Karol Wojtyla nel corso del suo lungo pontificato, che non possono di certo essere derubricati a semplici “documenti formali” per la profondità del loro messaggio, ma meritano una citazione speciale i testi “liberi”.
Nulla era precluso allo straordinario talento di Karol Wojtyla, come è più giusto chiamarlo dal momento che molti di questi testi fu naturalmente composta prima della sua elezione a Vescovo di Roma. Lo ricordiamo ad esempio poeta e anche autore di opere teatrali – d’altronde il teatro è sempre stata una grande passione per il Santo polacco. Una citazione speciale potrebbe essere fatta per il testo teatrale del 1960 “La bottega dell’orefice“, all’interno del quale si parla del “matrimonio come via alla santità, al pari della vocazione alla verginità”.
GIOVANNI PAOLO II LETTERATO: AL CUORE DI OGNI UOMO
Un altro testo che merita di essere citato, perché senza dubbio fuori dagli schemi, è “Varcare la soglia della speranza“, che può essere considerato il primo libro-intervista a un Papa nella storia della Chiesa Cattolica, una conversazione per iscritto con il noto scrittore e giornalista Vittorio Messori pubblicata nel 1994. L’omelia della Messa per l’inizio del Pontificato, il 22 ottobre 1978, passata alla storia per l’esortazione “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” riassume bene la concezione del mondo, dell’uomo e della storia di San Giovanni Paolo II, alla base della sua opera letteraria.
In un passo di poco successivo a quello più celebre, il nuovo Papa esclamò: “Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”.
Non vi è dubbio che anche nelle parole scritte di Giovanni Paolo II vi fosse un bagliore di quella vita eterna, di una umanità straordinaria che ha saputo rendere molto concreta la promessa del “centuplo quaggiù” che il Signore ha fatto ai suoi apostoli, con l’apertura della mente e del cuore che ha reso capace Giovanni Paolo II di parlare e scrivere di ogni aspetto della vita umana arrivando al cuore delle persone. Già, chiamarlo letterato è davvero riduttivo, ma dimenticarsi di questo aspetto sarebbe ancora più ingiusto.