Giovanni Petillo, presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, è uno dei due indagati per la vicenda del Dna ‘Ignoto 1’ dell’omicidio di Yara Gambirasio, delitto per il quale è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. L’altro è Laura Epis, funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato. Una vicenda insolita, che Petillo commenta a Quarto Grado così: “Non so nemmeno se si è mai ipotizzato il reato di frode processuale che non riguardi le parti processuali”. Intercettato in strada dall’inviato del programma, ha smentito di essere stato sentito: “Io non ho nemmeno ricevuto un avviso di garanzia”.



In merito alla vicenda del Dna ‘Ignoto 1’, Giovanni Petillo ha aggiunto: “Il corpo di reato viene ritirato dalla procura il 21 novembre. Vengono portati in tribunale il 2 dicembre. Come li hanno ritirati, così sono qua”. Quindi, ha precisato: “Quando li hanno ritirati, li hanno messi nei cartoni che sono qua. Basta. Sono sempre lì”. C’è un piccolo particolare che Giovanni Petillo fa notare: “Io ho disposto la confisca del corpo di reato, se avessi voluto distruggerli avrei disposto confisca e distruzione”.



GIOVANNI PETILLO “REPERTI? QUELLO CHE C’ERA C’È”

Il problema per Giovanni Petillo è cosa sia accaduto nella caserma dei carabinieri nel lasso di tempo tra il ritiro e la consegna. “Avrebbe avuto senso se da noi fossero stati portati nei frigoriferi e noi li avessimo messi da un’altra parte”. Cosa avrebbe potuto fare un funzionario responsabile d’ufficio corpo reato? “Forse comprare un frigorifero, ma poi mica lo possiamo comprare noi”. Petillo non ha mai visto tali reperti. “Ripeto, non abbiamo disposto la distruzione proprio per venire incontro in qualche modo a eventuali ipotetici futuri… E lì sono. Per cui quello che c’era c’è”. Se si è deteriorato, quindi, non sarebbe responsabilità sua.



Ma Quarto Grado ha sentito anche il genetista Marzio Capra, consulente di Massimo Bossetti: “Noi chiediamo di poter avere accesso ai reperti, sia agli estratti di Dna sia a quelli veri e propri, quindi i vestiti della povera ragazzina”. Ma i campioni non sarebbero stati ben conservati, perché dopo essere stati tenuti congelati, da due anni sono tenuti a temperatura ambiente. “È quanto di peggio si possa ipotizzare. È chiaro a qualunque operatore con un minimo di conoscenze scientifiche come va conservato il materiale biologico”, il commento di Marzio Capra.