Giovanni Rezza, l’infettivologo che venne posto da Roberto Speranza a capo del dipartimento prevenzione del Ministero della Salute, ha annunciato settimana scorsa le sue dimissioni dalla cabina di regia che ci ha accompagnato per tutta la pandemia da covid. “Me ne vado via tranquillo”, ha spiegato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, “ora che la pandemia è finita posso riposare”, facendo eco alla recente decisione del direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, di interrompere lo stato di emergenza scattato dopo l’arrivo del covid. “Sono stati anni durissimi“, ammette Giovanni Rezza, e confessa che “non smetto di lavorare. Sto valutando alcune proposte”.



Giovanni Rezza riflette sul futuro del covid

“Chiudere così è un modo significativo”, spiega Giovanni Rezza commentando la fine della pandemia annunciata dall’OMS. “Non avrei scommesso che il direttore si sarebbe lasciato convincere a pronunciare la parola fine”, ma se è successo, “significa che i dati sono più che convincenti“. Per questa ragione, dunque, “termina la mia esperienza, drammatica per le decisione che abbiamo dovuto prendere”. Complessivamente, però, per l’infettivologo, “è il momento di voltare pagina, ferma restando la tutela delle persone a rischio”.



Passando, invece, brevemente a commentare l’attuale situazione del covid, Giovanni Rezza spiega che “ci auguriamo che acquisti caratteristiche di stagionalità e diventi come alti 4-5 coronavirus che, in inverno, danno luogo a raffreddore”. Parlando, invece di Arturo, l’ultima variante di covid spuntata, sostiene la necessità di “non chiamarla variante. È una ricombinazione di virus derivati da Omicron”, per il quale ormai la popolazione “è ampiamente protetta perché o si è vaccinata o si è infettata. È un virus che a parte qualche lieve innalzamento di contagi non sarà causa di congestione degli ospedali”. Chiudendo, invece, sul famoso piano pandemico, Giovanni Rezza sostiene che l’aggiornamento di quello italiano “è pronto da gennaio 2021”, ma la cosa più importante rimangono le forniture e i finanziamenti, perché “anche il piano più perfetto del mondo non ha sostanza se non è sostenuto da scorte di materiali, come le mascherine, e da personale aggiornato”.

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