Giovanni Sallusti contro il pandemicamente corretto nel lungo intervento pubblicato sulle pagine di Dagospia. Il giornalista, che ha appena pubblicato il libro “Politicamente corretto – La dittatura democratica”, ha parlato di un’evoluzione del politicamente corretto, sfociato in una «spettacolare dimostrazione di ipocrisia doppiopesista».



Sallusti infatti ha ricordato le tante persone indignate per l’uso del termine “virus cinese” in relazione del Sars-Cov2, virus comparso proprio a Wuhan. Donald Trump è stato definito razzista per aver osato ricorrere al termine “virus cinese”, reo di speculare sull’epidemia per squallidi doppi fini geopolitici. Sallusti ha poi aggiunto: «Venne coniato alla bisogna il neologismo politically correct “sinofobia”, il quotidiano della Cei Avvenire addirittura la collegò alla Shoah, in quanto nuova forma “di razzismo e di pregiudizio etnico”. Conduttori e vip a vario titolo organici al pensiero unico (che poi è quello che arriva dal Partito Unico di Pechino) inaugurarono la moda di rimpinzarsi in diretta tivù di involtini primavera in segno di solidarietà (o di vassallaggio?) al Dragone, tra essi Corrado Formigli e Selvaggia Lucarelli».



GIOVANNI SALLUSTI VS PANDEMICAMENTE CORRETTO

Sallusti ha ricordato che il virus muta in maniera naturale e una delle tante mutazioni, registrata in Gran Bretagna, parrebbe più contagiosa ma non più letale. È cambiata però la narrazione, considerando il proliferare di “virus inglese”: «E come ti titola Repubblica, l’house organ dei Buoni, di quelli avvezzi a “restare umani” contro ogni forma di xenofobia parasovranista, la Pravda del Politicamente Corretto? Voilà, a tutta pagina: “Il virus inglese è già in Italia”».

Qui nasce la contraddizione del pandemicamente corretto per Sallusti: se il virus sorge in Cina non si chiama virus cinese, ma se viene scoperta una delle miriadi di mutazioni dello stesso virus in UK, si chiama virus inglese. Infine, l’affondo su Repubblica: «Ed è molto apprezzata la specifica, che fanno tutti i giornali in scia a Repubblica, su una “Londra isolata”. Com’era nel 1940, vien da dire, quando era guidata da quel maschilista, suprematista, guerrafondaio, alcolizzato anti-salutista e anti-vegano di Winston Churchill».