Per Giovanni Salvi c’è un disegno politico per delegittimare la funzione giuridica. Il procuratore generale della Cassazione, nominato nel pieno della crisi di credibilità della magistratura, riconosce che i magistrati stanno cercando di recuperare la fiducia dei cittadini, ma avverte: “Sull’efficienza del sistema più che le colpe dei magistrati hanno pesato scelte errate della politica”. Ne parla al Corriere della Sera, spiegando che si è cercato in primis di rendere le decisioni prevedibili, per quanto possibile, per avere “azioni uniformi e non avventate”. Ma assicura anche che non c’è il rischio di limitare l’autonomia e indipendenza dei pm, né di minare il principio di obbligatorietà dell’azione penale. “Non c’è un rapporto gerarchico con le Procure, ma la Procura generale può operare per bilanciare l’obbligatorietà con l’esigenza di prevedibilità”.
Però rimarca il fatto che l’obbligatorietà non vada rivista. “Sarebbe un grave errore, perché è garanzia dell’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e dell’indipendenza del potere giudiziario, a sua volta strumentale al perseguimento dell’eguaglianza”. Per quanto riguarda, invece, il post-Palamara, Giovanni Salvi, che il 9 luglio lascerà la magistratura e il suo ruolo in Cassazione per raggiunti limiti di età, rivendica la netta determinazione nel perseguire gli illeciti disciplinari. “Contrariamente alla favola che abbia pagato solo Palamara, sono state fino a questo momento 29 le azioni esercitate, 20 i rinvii a giudizio e 14 le condanne, alcune definitive; altri procedimenti sono in corso o sospesi”.
SALVI “PALAMARA VOLEVA TRASCINARMI NELLA POLEMICA”
Giovanni Salvi entra anche nel merito delle polemiche sulla sua direttiva riguardante l’irrilevanza disciplinare delle autoproduzione per le nomine. “La raccomandazione è riprovevole ma la giustizia disciplinare si basa sul principio di legalità, quindi sulla “tipizzazione” degli illeciti, e tra le fattispecie punibili non ce n’è una che riguardi specificamente queste condotte”, afferma al Corriere del Sera. Nessun condono, dunque, anzi sono considerati illeciti disciplinari, ad esempio, i contatti con i consiglieri del Csm per condizionare le nomine, denigrare i concorrenti, imporre logiche di appartenenza. Il pg della Cassazione evidenzia anche il fatto che nessuna delle archiviazioni sia stata impegnata dai vari ministri. A tal proposito, visto che l’hanno accusato di mantenerle segrete, fa delle precisazioni: “Abbiamo pubblicato le sintesi delle decisioni di archiviazione e ciò per mia scelta innovativa, proprio per cercare di illustrarne le ragioni. Ma le motivazioni non possono essere rese pubbliche per legge”. Nel corso dell’intervista, Giovanni Salvi smentisce di aver chiesto aiuto a Luca Palamara per sé o altri. “In 60.000 messaggi delle chat non c’è un solo scambio con me; i pochi che a me si riferiscono non mi sono certo favorevoli”. Per quanto riguarda il famoso pranzo con l’ex presidente di Anm, ha chiarito che era stata una richiesta dello stesso Palamara per la sua scorta, di competenza dell’ufficio che dirigeva all’epoca. “C’è stato un evidente tentativo di Palamara di trascinarmi in una artificiosa polemica con un incolpato ma ora, cessando dal mio incarico, potrò finalmente agire in sede giudiziaria contro queste falsità”.
SALVI “RADICI DEL CORRENTISMO SONO PROFONDE”
A proposito di Luca Palamara e Alessandro Sallusti, in particolare in riferimento a quanto scritto nel loro libro, Giovanni Salvi dichiara di aver promosso un’azione legale contro di loro. Ma soprattutto ha rivelato di aver capito qual è il disegno dietro i libri. “Delegittimare l’intera funzione giurisdizionale per creare il convincimento che certe decisioni di grande rilievo e risonanza derivassero da motivazioni politiche”. Il pg della Cassazione ha ammesso che il Csm ha reagito con ritardo allo scandalo, poi c’è stato quello dei verbali di Amara, ma alla fine l’impegno è stato “molto determinato” secondo Salvi. Pur non disponendo di una ricetta per curare il male del ‘correntismo’ nella magistratura, ritiene che la crescita culturale della magistratura e la consapevolezza della sua necessaria indipendenza possano aiutare. Ma è tutt’altro che semplice: “Le radici del correntismo sono profonde”, osserva Giovanni Salvi. Infine, traccia un bilancio della sua gestione della Procura generale, evidenziando ad esempio il lavoro che si sta facendo per le nuove sfide, come il Pnrr, che è anche “una nuova occasione di predazione, su cui le mafie possono inserirsi”. Auspica collaborazione processuale per l’ergastolo ostativo: “Abbiamo detto con chiarezza che non è il principio affermato dalla Corte costituzionale che ci preoccupa, ma come esso verrà applicato. I rischi sono grandi”.