I nomi di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro salirono agli onori della cronaca (nera) per un fatto di cronaca che segnò la storia d’Italia alla fine degli anni Novanta: l’omicidio della studentessa Marta Russo avvenuto all’Università La Sapienza. Scattone fu ritenuto colpevole del delitto e condannato in via definitiva nel 2003 per omicidio colposo aggravato alla pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione. Insieme a lui fu condannato anche Ferraro, ritenuto colpevole di favoreggiamento. I due hanno sempre negato ogni responsabilità nella morte di Marta Russo avvenuta nel 1997 ed affermato con forza la propria innocenza.



Dopo 24 anni dall’omicidio della giovane studentessa ventiduenne di giurisprudenza, si riaccendono i riflettori sul delitto che ebbe luogo all’interno della Città universitaria. La ragazza fu mortalmente ferita da un colpo di arma da fuoco e dopo alcuni rilievi scientifici e testimonianze Scattone e l’amico e collega Ferraro (entrambi assistenti universitari alla cattedra di filosofia del diritto) furono arrestati per concorso in omicidio. Insieme a loro finì a processo anche Francesco Liparota, poi assolto. Quest’ultimo, usciere e laureando, era stato accusato di favoreggiamento.

Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, chi sono e cosa c’entrano con l’omicidio di Marta Russo

Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro furono inizialmente accusati di aver voluto compiere un “delitto perfetto” con l’omicidio di Marta Russo e in seguito di aver sparato “per scherzo” o semplicemente per errore. Il caso ebbe un’ampia copertura mediatica ed il processo a carico dei due imputati fu lungo e controverso. Scattone e Ferraro si definirono sempre vittime di un errore giudiziario ma nel 2003 arrivò la sentenza definitiva con le rispettive condanne.

Scattone scontò in tutto 2 anni e mezzo di carcere e la restante pena prima ai domiciliari e poi ai servizi sociali, mentre Ferraro fu condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale. Durante il processo di primo grado si stabilì che ad esplodere il colpo di arma da fuoco per errore fu Scattone, sebbene non sia mai stato chiarito il motivo per il quale maneggiasse un’arma. Ferraro lo avrebbe coperto tacendo e nascondendo la pistola. Il delitto fu considerato colposo dal momento che dalla posizione in cui si trovava Scattone non avrebbe comunque potuto esplodere un colpo dopo aver preso la mira. Il caso divise letteralmente l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. Prima della sentenza del 2003, fece discutere il suggerimento di Scattone e della sua difesa di indagare sulla pista terroristica e sulle Nuove Brigate Rosse, cosa che però non ebbe mai un seguito. Scattone ha continuato a dirsi innocente chiedendo anche la revisione del processo. Nel 2011, come riporta QN, in una intervista asserì: “Ho la coscienza pulita, perché sono innocente e con l’omicidio di Marta Russo io non c’entro. I genitori di Marta sono sempre stati colpevolisti e questo per me è un grande dolore”. Ferraro finì di scontare la sua pena nel 2005. Oggi svolge attivamente il lavoro di giurista e avvocato penalista.