Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro: condannati per l’omicidio di Marta Russo
I nomi di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro salirono agli onori della cronaca nera 25 anni fa, quando furono ritenuti i responsabili dell’omicidio di Marta Russo, avvenuto alla Sapienza il 9 maggio 1997. Assistenti universitari, la loro presenza all’interno dell’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del Diritto da cui si ritenne fu esploso il colpo di arma da fuoco che uccise la giovane studentessa, fu sollevata da Gabriella Alletto, dipendente dell’Istituto ed a lungo interrogata. Dopo essere stata messa alle stretta, Aletto attribuì a Scattone la colpa di aver esploso il colpo di pistola (arma mai trovata). Per questo Scattone e Ferraro furono arrestati nella notte fra il 14 e il 15 giugno. Entrambi si sono sempre professati innocenti.
Giovanni Scattone, saggista, classe 1968 fu condannato in via definitiva per omicidio colposo aggravato a 5 anni e quattro mesi di reclusione, al termine di un lungo iter processuale. Salvatore Ferraro, anche lui saggista e scrittore, classe 1967, fu condannato nel 2003 a 4 anni e due mesi di reclusione per favoreggiamento nell’ambito dell’omicidio di Marta Russo. La tesi finale fu che Giovanni Scattone esplose per sbaglio il colpo. Tuttavia, nonostante le condanne definitive giunte al termine di cinque processi, non vi furono mai prove evidenti del loro coinvolgimento nel delitto della Sapienza, così come un movente realmente chiaro.
Giovanni Scattone, chi è: la condanna
Giovanni Scattone si laureò in Filosofia con 110 e lode. A causa di alcuni rilievi di natura scientifica ma soprattutto di testimonianze, fu indicato come l’esecutore materiale del delitto di Marta Russo, la giovane studentessa di Giurisprudenza morta a 22 anni. Sia lui che Salvatore Ferraro furono ritenuto presenti al momento del delitto nell’aula dalla quale sarebbe partito il colpo e con loro anche Francesco Liparota, poi assolto. Entrambi furono inizialmente accusati di aver voluto compiere il “delitto perfetto”, in seguito per aver sparato per errore. La condanna definitiva a suo carico giunse nel 2003 ma sia lui che il collega ritennero sempre di essere stati vittime di un terribile errore giudiziario.
Scattone alla fine scontò in tutto due anni e mezzo di carcere ed il resto della pena ai domiciliari e successivamente ai servizi sociali. Scontata la condanna Giovanni Scattone lavorò come supplente in un liceo. Nel 2011 ottenne una supplenza in storia e filosofia nello stesso liceo frequentato da Marta Russo e proprio questo generò grandi polemiche. A ritenere l’innocenza di Giovanni Scattone fu anche il pentito ed ex membro della Banda della Magliana, Antonio Mancini, sebbene non portò prove a sostegno della sua tesi.
Salvatore Ferraro: chi è e cosa fece dopo la condanna
Salvatore Ferraro fu sempre legato a Giovanni Scattone ed al delitto di Marta Russo. Nel 2003 fu condannato definitivamente a 4 anni e due mesi di reclusione per favoreggiamento e dopo la condanna divenne un militante del Partito Radicale e uno scrittore, nonché consulente giuridico esterno, del deputato Daniele Capezzone.
Anche nel caso di Salvatore Ferraro non emerse mai un vero e proprio movente dietro al delitto di Marta Russo. Eppure secondo alcuni studenti, sia Salvatore Ferraro che Giovanni Scattone erano soliti parlare del “delitto perfetto” nei loro discorsi, al punto che potrebbero aver tentato di metterlo in pratica. Durante il processo in Corte d’Assise, Salvatore Ferraro rilasciò delle dichiarazioni spontanee sostenendo: “Non nascondo, con grande vergogna, di aver più di una volta pensato, solo per uscire dal carcere, di fare delle dichiarazioni accusatorie nei confronti di Giovanni Scattone. Già dal giorno del mio arresto, e lo vorrei raccontare, mi fu offerta questa possibilità”. In segno di protesta e nel tentativo di ribadire la sua innocenza, l’uomo tenne anche uno sciopero della fame in carcere.