Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro sono i due ex docenti dell’università La Sapienza di Roma condannati per l’omicidio di Marta Russo, la studentessa di 22 anni che fu raggiunta nel 1997 da un colpo di pistola proprio all’interno del prestigioso ateneo romano, e uno dei casi di cronaca nera più complessi della storia recente. Ma cosa fanno oggi i due? Partiamo da Giovanni Scattone, classe 1968, che concluse definitivamente di scontare la sua pena nel 2006 e che negli anni susseguenti la vicenda fu al centro di diverse polemiche a cominciare da quella del 2011, quando venne chiamato a fare una supplenza presso il liceo scientifico di Roma dove aveva studiato la vittima.
Giovanni Scattone non era interdetto dai pubblici uffici in quanto venne condannato solo per la colpa e non per il dolo, di conseguenza avrebbe potuto accettare l’incarico che alla fine decise di abbandonare dopo una mezza “sommossa popolare”. In seguito trovò comunque impiego come insegnante presso il liceo Primo Levi di Roma e altri licei, ma le polemiche non cessarono mai, con proteste da parte di movimenti studenteschi e dei genitori della ragazza uccisa.
GIOVANNI SCATTONE E LA DECISIONE DI ABBANDONARE LA CATTEDRA
Alla luce di queste accese proteste nel 2015 decise di abbandonare definitivamente il ruolo di insegnante pur riuscendo ad ottenere una cattedra presso l’Einaudi di Roma, raccontando di aver perso la serenità per poter svolgere questo lavoro. Abbandonato il mondo della scuola ha iniziato a lavorare come traduttore e ghost writer ed ora si sono perse le sue tracce.
E’ sposato dal 2001 con Cinzia Giorgia, scrittrice e sceneggiatrice che ha iniziato una relazione epistolare con Giovanni Scattone mentre lo stesso era in carcere a scontare la propria pena, e da sempre è convinta della sua innocenza. Per la morte di Marta Russo fu condannato anche Salvatore Ferraro, accusato di favoreggiamento nei confronti di Scattone.
SALVATORE FERRARO: DALLA POLITICA ALLA BAND ROCK
Dopo aver terminato la sua pena nel 2005 è entrato in politica nel partito Radicale, dove si è battuto fin da subito in favore dei diritti dei carcerati, nonché collaboratore di Daniele Capezzone, attuale firma di Libero. E’ anche diventato scrittore ed ha preso parte ad una band rock, leggasi I presi per caso. Fra i suoi lavori più controversi si ricorda anche la consulenza per la sceneggiatura di un film con protagonista un serial killer.
Al momento è giurista e avvocato penalista, oltre a portare avanti la sua carriera musicale, mentre con sua moglie Silvia, stando a Linkiesta gestirebbe la libreria di famiglia. I due sono quindi riusciti a rifarsi una vita, sicuramente con meno problemi per Salvatore Ferrari rispetto a Giovanni Scattone, che invece ha preferito abbandonare per sempre le cattedre, marchiato indelebilmente per l’omicidio colposo per cui era stato condannato.