Giovanni Scifoni è attore, autore e regista e ha ottenuto una grandissima notorietà raccontando le vite dei santi. Ma rifiuta con forza la definizione di cattolico ultra praticante: “è una definizione priva di senso che mi infastidisce moltissimo” esordisce nella sua intervista concessa al quotidiano La Verità. Per Giovanni Scifoni, infatti, “cattolico non significa che tu vada a messa”, in modo molto simile a quando una persona che segue un’altra religione deve “solo dire che pratichi”.



In merito al suo successo, Giovanni Scifoni spiega che “ci sono i temi che attraggono le persone in assoluto”, legati a “questioni cruciali che hanno a che vedere con l’essere umano da sempre e non sono contingenti alla contemporaneità e da sempre sono nell’immaginario di chiunque”. E in questo caso “bisogna solo trovare il modo di veicolarli e renderli universali”, come è riuscito a fare lui stesso con i suoi video #Santodelgiorno. Giovanni Scifoni spiega a La Verità come “la figura del santo riesca più di altre figure a raccontare le miserie e gli splendori dell’essere umano”, definendola “una categoria umana che potesse essere presa non a esempio ma a pretesto” per affrontare domande e discorsi di respiro ancora più ampio.



Giovanni Scifoni: “non converto nessuno, storie Vangelo sono le più efficaci per raccontare”

Giovanni Scifoni, sentito da La Verità, ha raccontato di prendere “questioni sacre per porre interrogativi che possono portare anche alla negazione del sacro”, però “non per convincere qualcuno che io sia cattolico o per convertire qualcuno”. Rivela infatti che “secondo me il Vangelo e le storie raccontate nel Vangelo sono quelle che meglio di altre riescono, nel mio modo di comunicare, a raccontare i personaggi che ho per la testa”. L’attore e autore rifugge infatti ogni polarizzazione, che secondo Giovanni Scifoni è stata acuita ed esasperata dai social media, dove “subito abbiamo una visione chiarissima della posizione che prendono su certi temi le persone che seguiamo”, alimentata dall’algoritmo che “aiuta gli utenti dei social a individuare chi la pensa come te”. E come conseguenza ha provocato un “modo di pensare sempre più autoriferito” in cui “ognuno è portato a dire ciò che la propria fan base si aspetta che diciamo”.



E in merito a questo nuovo modo di pensare influenzato dai social riconosce che “per rendere possibile un dialogo reale è necessario rompere il patto di fiducia con la propria fan base, come faceva costantemente Pasolini, i cui lettori erano sempre incazzati. Questo è il modo di comunicare, non ce n’è un altro”.