Giovanni Soldini, velista originario di La Spezia oggi ospite a Kilimangiaro, si distinse nel 1999 per il salvataggio eroico di Isabelle Autissier, che partecipò con lui a una gara di giro del mondo in barca a vela e rimase vittima di un incidente che avrebbe potuto portarla alla morte. Prima che l’imbarcazione si ribaltasse, Isabelle era al comando della classifica generale, seguita da Marc Thiercelin, francese come lei, e dallo stesso Soldini. Saputo dell’incidente, quest’ultimo abbandonò la gara e riuscì a salvare la sua amica e concorrente, rimasta in balia delle onde per ben 24 ore. Per questo, l’anno successivo, ricevette la massima onorificenza dello Stato francese, la Légion d’honneur, ed è ancor oggi ricordato come uno degli sportivi più virtuosi che siano mai esistiti. Il salvataggio, sotto un certo punto di vista, fu un atto doveroso: “Un dovere morale”, dice lui, in un’intervista rilasciata al Corriere due settimane fa. “Quando sei nel mezzo di una regata, a 200 miglia da un velista alla deriva in condizioni meteo tutt’altro che favorevoli, al diavolo la gara! Molli tutto, cambi rotta e vai a soccorrerlo. Con il senno del poi, se avessi fallito, non me lo sarei mai perdonato. Lei, Isabelle, l’ho acciuffata dopo 24 ore in ammollo nel Pacifico del Sud, al largo della Nuova Zelanda. Mi ha abbracciato. Le ho preparato una pasta, come solo un italiano sa fare, si è sentita al sicuro, come a casa”.
La carriera di Giovanni Soldini
Classe 1996, Giovanni Soldini è nato a Milano ma è stato adottato da Sarzana, un paese della provincia di La Spezia. La sua vita, fin da piccolo, l’ha trascorsa in mezzo agli oceani, in team o in solitaria. La sua carriera è stata senza dubbio segnata da quell’intervento imprevedibile nel 1999, un salvataggio durante una gara che lui non definisce un atto eroico. “Il coraggio è altra cosa”, spiega. “È rincorrere i propri sogni, costi quel che costi, e realizzarsi pur sapendo di avere tutti contro”. Proprio come ha fatto lui, rinunciando al sogno dei suoi genitori che lo volevano o ingegnere o avvocato. “Un giorno dissi loro che lo studio, almeno quello canonico sui banchi di scuola, non faceva per me. Scappai di casa con il vento in poppa e un tarlo nel cuore. Fu più difficile di una traversata in balìa dei marosi: ero il figlio scavezzacollo che li aveva delusi. E, ahimè, ne ero ben consapevole”.
Giovanni Soldini: “Il mare è una scuola di vita”
Pur parlandone con una certa amarezza, Giovanni Soldini non si è affatto pentito di quella scelta. Tutt’altro: oggi si sente un vero privilegiato. “Navigo a qualsiasi latitudine: solo negli ultimi anni ho fatto il giro del mondo quasi quattro volte. Una scuola di vita. In solitaria mi sono trovato a convivere con la natura, immensa in ogni sua manifestazione, spaventosa quando mostra il lato più insidioso e selvaggio. Ne ho compreso la straordinarietà: la rispetto, lei mi culla in ogni dove. In team ho creato legami indissolubili e capito che, quando si percorre un obiettivo comune, qualunque esso sia, anche le criticità apparentemente insormontabili si ridimensionano. Il mare e la barca mi hanno insegnato a gestire stress e pressioni. Ne faccio tesoro tutti i giorni giorno, in ogni situazione”.