Tra i personaggi cinematografici che più hanno avuto successo sul grande schermo, Aldo, Giovanni e Giacomo occupano sicuramente un posto di rilievo. Eppure oggi, con il politicamente corretto imperante anche in tv e al cinema, sarebbe difficile, forse, avere lo stesso successo che invece il trio ha accumulato dagli anni ’90. A Il Giornale, Giovanni Storti parla così: “Certi nostri sketch non si potrebbero più fare. La comicità è un modo parallelo di vedere la realtà, un modo dissacrante e alle volte un po’ cattivo. La linea tra garbo e fastidio è sottile, ma penso che il politicamente corretto non sia applicabile alla comicità, anzi la distrugge. Noi abbiamo fatto delle cose che forse non si potrebbero più fare: al Circo di Paolo Rossi picchiavo Giacomo che era privo di braccia e gambe, abbiamo sparato agli animali e oggi ti ammazzerebbero, poi con il dottor Alzheimer abbiamo trattato temi spinosi in modo incredibile”.
Eppure, a guardare i film di Aldo, Giovanni e Giacomo, emerge sì l’ironia, ma di certo non una cattiveria sprezzante: “Forse siamo riusciti a tenere un livello di comicità non così cattiva, pur trattando temi in modo cattivo. Però ultimamente non puoi dire niente, è vero. Ci sono questi gruppi, penso agli animalisti: io amo la natura più di ogni cosa, poi fingi di dare un calcio a un gatto e ti attaccano come se fossi un delinquente. Forse vogliono farsi vedere, ma ti impediscono di dire qualsiasi cosa”.
Al cinema con “Le voci sole”
In questi giorni, al cinema, esce “Le voci sole”, un film nel quale Giovanni Storti avrà un ruolo drammatico. L’attore racconta a Il Giornale: “È stato molto interessante. Con i due registi, Brusa e Scotuzzi, avevo già lavorato. Devo dire che mi piace sempre quando mi chiamano per un ruolo drammatico. Amo interpretare ruoli che non ho mai fatto. Io cerco sempre di mettere dentro qualcosa di buffo, ma fortunatamente loro mi frenano”. Il film invita a riflettere su temi attuali che spesso possono creare problematiche: “Il film ha due temi importanti, la delocalizzazione del lavoro e soprattutto il ruolo dei social, cosa possono creare nel bene e nel male”.
Uno dei temi che più stanno a cuore a Giovanni Storti è il cambiamento climatico: “Sì, è uno dei dossier più caldi. Se ne parla, si fa finta di parlarne, ma in realtà si va dall’altra parte. Si continua ad andare sulle fonti fossili, si pensa al nucleare o al carbone. Le emergenze vengono cavalcate in maniera contraria. Vuoi per stupidità, per ignoranza o per interesse, si va sempre nella direzione sbagliata”. La pandemia sarebbe potuta diventare un’occasione per “uscirne migliori”, ma così non è stato: “Le prospettive erano buone. Quando c’è una crisi, se si va dalla parte giusta, si migliora. Ma stiamo creando dei disastri. Era un’occasione per spingere di più verso la natura, per trovare situazioni energetiche, alimentari, lavorative e sociali migliori. Invece, per colpa della fretta, è peggiorato tutto”.
Rimpianti e successi
In carriera, Giovanni Storti si dice orgoglioso del fatto che il suo Trio abbia sempre mantenuto un’autonomia lavorativa ma soprattutto di pensiero: “Del fatto che come Trio abbiamo sempre cercato di essere autonomi, cioè di fare le cose che ci piacevano, anche sbagliando, ma senza essere tirati da una parte o dall’altra. Un rimpianto? C’è stata la possibilità magari di lavorare con dei miei miti, come Jackie Chan, e non l’abbiamo fatto per meccanismi un po’ sciocchi”.