Stop alla via della Seta, il governo Meloni ha optato per la svolta. Chi firmò il memorandum con la Cina fu Giovanni Tria, ministro dell’Economia del governo Conte I. “La scelta del governo Meloni è dovuta evidentemente alla posizione particolare dell’Italia di fronte alle tensioni geopolitiche tra gli Stati Uniti e la Cina”, l’analisi dell’economista ai microfoni del Foglio: “L’Italia si vuole riallineare alla posizione del G7, i cui paesi hanno comunque ampie relazioni commerciali con la Cina,  molto più forti e stretti rispetto all’Italia, ma comunque si ritiene che questo accordo abbia un valore simbolico”. Nessun aumento dell’interscambio con Pechino, ha evidenziato Tria, sottolineando che il deficit commerciale italiano con Pechino è più che raddoppiato.



Tria sulla Via della Seta

Tria ha sottolineato che la reazione della Cina allo stop deciso dall’Italia è stata di pieno rispetto, senza volontà di incrinare i rapporti culturali, commerciali e di cooperazione. Anche perché per l’ex titolare del Tesoro sarebbe un errore anche da parte di Roma: “Spesso ho visto timore a sviluppare questi rapporti. Dobbiamo evitare di fare la figura dell’ultimo giapponese sull’isola, visto che dopo l’incontro di San Francisco Stati Uniti e Cina si sono entrambi resi conto che occorre cooperare per la stabilità economica globale”. Tornando alla firma del memorandum, Tria ricorda un po’ di perplessità: “Era una cosa non gradita agli americani, ma non era solo questo il problema. Questi accordi servono quando c’è una capacità di portarli avanti, ma per farlo bisogna costruire progetti, una struttura di dialogo costante tra amministrazioni. Invece quello era un memorandum solo simbolico”.

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