Dal Pnrr al reddito di cittadinanza, Giovanni Tria a 360° nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Avvenire. L’ex ministro dell’Economia ha esordito commentando il via libera dell’Ue al Pnrr presentato dal governo Draghi, spiegando che la fumata bianca è giunta «perché il piano è stato scritto secondo le aspettative e secondo le regole europee, perché si è messo in moto un apparato competente e perché ha giocato un ruolo fondamentale la credibilità di questo governo e del premier Draghi».
Giovanni Tria ha sottolineato che Bruxelles confida molto sulla capacità di attuazione da parte del governo Draghi, anche perché la mole di risorse mobilitata non basta da sola a mettere il Paese su un sentiero di crescita costante: «Lo è invece l’incrocio tra le risorse e le riforme. L’elemento di fiducia che offre un governo guidato da Draghi conta, soprattutto sul versante delle riforme».
GIOVANNI TRIA: “RDC? LEGGE SCRITTA DAVVERO MALE”
Nel corso della lunga intervista, Giovanni Tria non ha risparmiato frecciatine al governo precedente. L’ex titolare del Tesoro ha messo in risalto che la differenza tra il piano proposto da Conte e quello proposto da Draghi non risiede solo nel nome del premier: «Quando ho visto quel che si poteva vedere dei primi testi del precedente governo, francamente pensai a “Scherzi a parte”». L’economista ha poi rimarcato che «la verità è che sul finire del Conte II un piano, l’Italia, non ce l’aveva». Dopo un’analisi dell’importanza delle riforme di giustizia e fisco, Giovanni Tria ha parlato delle due misure chiave del suo governo, ovvero reddito di cittadinanza e Quota 100, con un’analisi netta sul provvedimento bandiera del M5s: «Il reddito di cittadinanza persegue un fine giusto ed era stato pensato anch’esso come ammortizzatore di una transizione industriale in corso, che poteva lasciare strascichi sociali. Ma la legge è stata scritta davvero male e adesso andrebbe semplicemente riscritta».