Sarà il suo coinvolgimento in numerosi attentati a spingere le autorità a considerare Giovanni Ventura uno dei responsabili della strage di Piazza Fontana. Al momento del suo arresto, avvenuto nel ’73, confesserà in tutto 21 attentati messi in atto nel 1969, escludendo però l’attacco alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Eppure si dovrà attendere l’appello perchè venga considerato assolto per insufficienza di prove, anche se negli anni Novanta il caso verrà riaperto proprio per dare caccia ai complici. Per la Cassazione diventerà ancora più chiaro che l’attentato era da ricondurre ad “Un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine Nuovo e capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura”. Soprattutto alla luce fella fuga del primo dal carcere di Catanzaro, un’azione a cui avrebbe dovuto prendere parte anche Ventura. “Non credo che sia fuggito per evitare un’incerta condanna, che comunque non l’avrebbe portato in carcere”, dirà l’amico neofascista a Il Corriere della Sera, “Quando Freda fu preso annunciò ai Carabinieri: ‘Sono un soldato politico, mettetevi sull’attenti’. Può darsi che adesso Freda abbia soltato detto ‘mi sono stufato’. E non è l’unico che sia scappato. C’è stata una fuga di nove anni da parte dello Stato, uno Stato che si è limitato a rinviare il processo ed a porre segreti”.
Giovanni Ventura: editore, terrorista e membro di Ordine Nuovo
Editore, terrorista, membro di Ordine Nuovo: Giovanni Ventura non era di certo sconosciuto alle forze dell’ordine fin dalla metà degli anni sessanta. Per questo finirà fra i principali sospettati della strage avvenuta a Milano nel ’69 e ricordata grazie al docufilm Io ricordo Piazza Fontana che Rai 1 trasmetterà nella sua prima serata di oggi, giovedì 12 dicembre 2019. “Non ho smarrito la fiducia nella possibilità che la situazione italiana possa cambiare”, dirà Ventura al Corriere della Sera quasi dieci anni più tardi l’attacco alla Banca, “Non voglio fare dichiarazioni astratte. Desidero solo ricordare che quando mi fu proposto da un organismo dello Stato di fuggire dal carcere di Monza, rifiutai”. Questo episodio si riferisce alla sua presenza in carcere fin dal ’73, dove incontrerà per altro Elio Franzin, co-autore del libro “Strategia degli attentati e lo scioglimento del Parlamento”. I due infatti verranno messi a confronto per via delle indagini su Ventura, che a quanto pare aveva redatto alcune schede informative del testo. Cinque ore di faccia a faccia in cui Franzin ha raccontato del primo incontro avvenuto nel ’70. Si farà luce anche sui legami fra Ventura e Guido Giannettini, un agente del SID fuggito all’estero e a cui avrebbe fatto riferimento per tutti gli attentati messi in atto nel ’69. Sarà la sorella Mariangela Ventura invece a fare le sue veci in seguito all’arresto di Giovanni, organizzando degli incontri mensili a Roma in cui gli riferiva l’esito degli interrogatori.