Tra i francesi che s’incazzano e i giornali che svolazzano… Paolo Conte cantava di Bartali, e di quella maglia magica che promuoveva un’Italia di passione e sudore anche oltre i confini. Ma dentro lo stivale le carovane sono sempre state veicoli di comunione, di appartenenza: basta ricordare i primi tempi della Mille Miglia, o perfino una manifestazione canora qual era il Cantagiro. Tutte tappe di una comunicazione fatta dalle persone, e ben poco da remoto, vissuta all’epoca dei transistor, molto analogica. Ma alcune di quelle tappe sono sopravvissute nel tempo, addirittura amplificando le platee proprio sfruttando le nuove tecnologie. Prima tra tutte il Giro d’Italia, nato nel 1909 e arrivato adesso all’edizione numero 105, ventuno tappe per poco meno di 3.500 chilometri, che vede impegnate 22 squadre con 176 ciclisti un po’ da tutto il mondo. Un Giro che è appena partito dal suo via all’estero, a Budapest, per coinvolgere ancora di più i tifosi in un evento che è anche mediatico e quindi sempre più carico di appeal per chi deve promuovere l’Italia quale destinazione elettiva dell’incoming.
Lo sanno bene il ministero del Turismo e l’Enit, che hanno nel dna la valorizzazione della penisola attraverso la promozione del turismo slow. La sinergia con il Giro si potrà tradurre nella promozione sostenibile dei territori, per un’Italia all’insegna della tecnologia, dell’ecologia, della mobilità sostenibile. Dalla quarta tappa prenderà il via il Giro-E, unico evento a tappe al mondo riservato alle bici a pedalata assistita, un’esperienza in sella consentita a ciclisti non professionisti, in modo da coinvolgere istituzioni, investitori, e in generale esponenti del mondo del turismo, del giornalismo, dell’imprenditoria capaci – come una dinamo della bici – di trasformare un giro in bici in energia e progetti concreti.
Il Giro d’Italia come spot per il turismo, insomma, attraverso azioni di grande valore e visibilità: l’Italia entra nelle case di oltre 758 milioni di telespettatori nel mondo e 10 milioni di italiani lungo le strade con più di 24 mila ore di trasmissioni. Tra le azioni messe in campo dall’Italia turistica ci sono 25 guide digitali dedicate alle ciclovie più significative e videoricette web locali per amplificare le tradizioni e le specifiche identità territoriali. Ogni giorno un menù italiano per esaltare le eccellenze culturali ed enogastronomiche con le biodiversità di ogni regione. Sul portale Italia.it si possono trovare contenuti dedicati e informazioni per approfondire l’Italia dalla prospettiva del sellino. Un videomaker e una giornalista internazionale coordinati dall’Agenzia Nazionale del Turismo raccontano i luoghi… pedalando.
Con il Giro Express, poi, uno storyteller belga realizzerà 18 tappe di approfondimento entrando nel tessuto connettivo del lifestyle e delle produzioni locali. Media amplification con le cartoline digitali che regalano viste mozzafiato dell’Italia in pillole, video di 5 minuti da condividere sui social. E ancora talk di approfondimento per vedere e testare i prodotti che rendono le due ruote, a trazione elettrica ma non solo, uno dei pilastri della mobilità di domani.
Quest’anno è poi particolarmente simbolico e significativo perché esattamente un secolo fa, nel 1912 andava in scena il quarto Giro d’Italia, partenza da Milano e arrivo a Bergamo, che si svolse in sole nove tappe (il più corto nella storia del Giro) e fu il primo e unico a essere disputato a squadre. Anche Enit ha una storia così antica: nel 1919 fu investita del compito di far riscoprire l’interesse per l’Italia dopo la guerra. Ecco che in questo gioco di parallelismi, fare sintesi e collaborare è divenuto naturale. Così anche quest’anno Enit non si limita a sponsorizzare il Giro, ma monta a bordo della carovana con una propria squadra nel Giro-E, rosa anche quella perché tutta al femminile.
“Si sono accelerati processi che ci proiettano sempre di più sulla compatibilità del viaggio con la natura, sulla ricerca di luoghi a minor carico antropico e sulla sua distribuzione in diversi periodi dell’anno. Questo porta a scoprire i territori da altre prospettive e si moltiplicano le esperienze e le annessioni e le misture culturali tra i visitatori e le popolazioni locali, per cui il viaggiatore non è più di passaggio, ma instaura rapporti e vive esperienze profonde”, dicono all’Enit.
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