Gisella Cardia, la sedicente veggente che è diventata famosa con il nome di Madonna di Trevignano – ovvero quello dell’associazione che ha fondato con il marito e attorno alla quale si è creato un vero e proprio culto basato sulle presunte apparizioni della Madonna avute negli anni dalla ‘veggente’ -, è ora indagata per truffa a Civitavecchia: un caso giudiziario nato su spinta di una denuncia presentata dell’adepto pentito Luigi Avella e che è stato affrontato ieri sera durante la diretta di Zona Bianca. Presenti in studio sia il denunciatario Luigi Avella con la sua legale, Lara Serao; ma anche la legale di Gisella Cardia (la dottoressa Solange Marchignoli) e il Padre mariano Salvatore Perrella.



È proprio l’avvocato Serao a prendere la parola per prima, per sottolineare che “il dottor Avella aveva sporto denuncia già l’anno scorso, ma c’erano alcuni punti che dovevano essere precisati e abbiamo ritenuto opportuno presentare un’integrazione di querela che si è formalizzata questa settimana”. Risponde immediatamente Solange Marchignoli che ci tiene a precisare – a sua volta – che “la prima denuncia di Avella ha fatto nascere un’indagine attorno a Gisella Cardia perché di base tutte le denunce fanno partire un’indagine: non c’è nessuno scoop e nessuna novità, era già indagata”.



Luigi Avella: “Mai donato soldi a Gisella Cardia, li davo alla Madonna di Trevignano”

A ricostruire bene i retroscena dell’accaduto ci pensa proprio Luigi Avella, che fin da subito ci tiene a precisare agli ascoltatori che “io alla signora Gisella Cardia non ho dato nulla, tant’è che non mi ha chiesto nulla. Io ho dato i soldi alla Madonna di Trevignano, che appariva sulla collina così come la signora ha raccontato a tutto il mondo. Quando mi sono accorto che invece della madonna appariva il nulla – e qui Luigi Avella si riferisce alla smentita ufficiale delle apparizioni di Gisella Cardia da parte del Vaticano – mi sono sentito come una persona che ha dato dei soldi a Totò Riina, un delinquente”.



Rispondendo a chi – nello studio di Zona Bianca – gli chiede se non gli sia mai venuto nessun dubbio, ricorda che “bisogna capire cosa accade quando uno fa parte di una setta: viene talmente raggirato, plagiato… La Madonna passa in secondo piano e si crea un ambiente molto molto intimo ed è difficile uscirne fuori. Io ho assistito alla morte di mio fratello da nemico, non sono andato al suo funerale perché la signora Scarpulla (e qui Luigi Avella si riferisce al nome anagrafico di Gisella Cardia, ndr.) è entrata in casa mia a dirmi che entrava un serpente che era un mio famigliare. Mio fratello medico mi diceva che era una falsa e io mi sono allontanato da lui: è morto, non sono andato al funerale e ora non ho nessun rapporto con la moglie e la figlia. Sono stato ingannato con la frase ‘la Madonna e Gesù mi hanno detto che sei stato scelto per un grande gesto‘, ma poi ha ritrattato”.

Padre Salvatore Perrella: “Non ho mai creduto alla Madonna di Trevignano e alle apparizioni di Gisella Cardia”

Ancor più interessante – oltre a quello di Luigi Avella – è l’intervento di Padre Salvatore Perrella, mariologo ed esperto di apparizioni e fenomeni paranormali, tra i primissimi interpellati quando Gisella Cardia iniziò a raccontare delle sedicenti apparizioni e delle lacrime insanguinate della statuetta. “Davanti a queste manifestazioni – spiega rivolgendosi all’ex adepto – bisogna avere l’igiene del pensiero: Gesù ci ha detto che dobbiamo basare la nostra fede non sule visioni o apparizioni” che sono secondarie rispetto “all’ascolto della parola di Dio”. Passando rapidamente al caso di Gisella Cardia, ci tiene anche a precisare che quando Monsignor Rossi gli fece analizzare il caso diversi mesi fa “non ho minimamente creduto in questa presunta apparizione della Vergine“, tanto che lo disse al Vescovo, il quale a sua volta “si è fatto trasportare un po’ dall’entusiasmo”. A chi – infine – gli chiede come mai la Chiesa si sia mossa così tanto tardi, sottolinea chiaramente che “la Chiesa non è in ritardo [perché] ha il dovere della prudenza, del rispetto e della pietà popolare e ci vuole del tempo perché brutte figure le Chiesa non ne vuole fare soprattutto su casi delicati”.