Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale “Sacco” di Milano, si è scagliata contro il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per la gestione dell’emergenza Coronavirus in Italia, a seguito delle affermazioni effettuate da quest’ultimo nel suo libro contro i virologi italiani. L’ha fatto sulle colonne dell’agenzia stampa Adnkronos Salute, affermando quanto segue: “È vero che nei dibattiti ospitati sui media in 2 anni di Covid-19 ci sono stati alcuni virologi che forse hanno esagerato, soprattutto prestandosi a show televisivi che non ci competono. Però, la considerazione secondo cui, se non ci fosse stata questa pandemia, ‘il grande pubblico un virologo manco sapeva chi era…’, la trovo non giustificata. Un commento evitabile”.



Il volume a cui fa riferimento la professoressa Gismondo è quello scritto da Figliuolo con il giornalista Beppe Severgnini ed edito da Rizzoli: “Un italiano – Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande”. Peraltro, l’epidemia di SARS-CoV-2, ha detto la dottoressa, “non è certo l’unica situazione in cui siamo intervenuti e interveniamo. Alcuni esempi? Sars, ebola, la cosiddetta influenza suina. Ricordo anche tutto il lavoro che giornalmente facciamo nella diagnostica delle malattie infettive. Un lavoro senza il quale credo che tutti staremmo molto male”.



GISMONDO VS FIGLIUOLO: “COMMENTI EVITABILI”, MA “HA RAGIONE SUL BALLETTO DELL’INFORMAZIONE”

Con grande onestà intellettuale, tuttavia, la microbiologa Maria Rita Gismondo ha invece dato ragione al generale Figliuolo quando ha osservato che, in relazione al vaccino anti-Covid di AstraZeneca, “sono state fornite più di 10 raccomandazioni diverse in 6 mesi e questo non ha giovato”, anche perché il prodotto “è risultato efficace e costa meno di tutti gli altri”.

E, ancora su Adnkronos Salute, ha asserito: “Proprio noi virologi lo abbiamo evidenziato fin dall’inizio. Quello di AstraZeneca è un vaccino con adenovirus, per cui fra l’altro si sapeva già quali potessero essere i potenziali effetti collaterali. La comunicazione è stata disastrosa e sono state disastrose anche le indicazioni prima per una fascia d’età e poi per un’altra. Questo ha creato nella gente un diffuso senso di incertezza, seminando il dubbio in quella fascia di persone non puramente no vax, ma solo scettiche di fronte a una vaccinazione presentata così male”.