Auguri Betty. Settant’anni di regno manco Luigi XIV, che si chiamava con spocchia tutta francese “Roi Soleil” ma aveva indossato la corona a 4 anni, poveretto. Betty continua a indossare quei completini pastello che non metteremmo mai, e che a lei calzano a pennello, più di un manto di velluto porpora tempestato di gemme.
Non ci vorremmo mai perdere uno speciale, una fiction, un film, un nuovo capitolo dell’eterno gossip sui Windsor, perché c’è di mezzo lei, Betty, la sovrana che non abbiamo, che non vorremmo avere, dato che siamo orgogliosamente repubblicani. Ma che invidia per questi inglesi irruenti e serafici, rubizzi e pallidi, che hanno il Parlamento più democratico al mondo e nelle loro sedute si tirano di tutto urlando, senza scandalizzarsi, anche se sono stati vittoriani; che sono così europei da lasciare un’Europa che non riconoscono più. Loro stanno insieme grazie a Betty, da 70 anni.
Mai invadente, mai sopra le righe, ma capace di reggere il caos, di stare, essere, nei drammi e nei momenti di gioia. In un film con James Bond e a un concerto, in un scuola coi bimbi, allo stadio per la nazionale di calcio e accanto ai lavoratori, a inaugurare la metro nuova di Londra e a stringere le mani dei potenti del mondo, tutti meno potenti di lei. Ne ha collezionati un sacco, e nessuno le è sopravvissuto, in vita o al governo. Saranno i gin tonic, o lo champagnino serale, saranno le sgommate in jeep a Balmoral e le cavalcate in solitaria, e quella colonna instabile, che lei ha sempre raddrizzato, di Filippo, è un fatto che Betty ha superato tutto, la guerra mondiale spendendosi come crocerossina, la guerra civile in Irlanda, quella delle Falkland, e le guerre familiari, le peggiori.
Uno zio debole e poi depresso, una sorella svitata, ma amatissima, un figlio imbarazzante, che è pure suo erede, in mancanza d’altro, suo fratello peggio, una nuora troppo bella e adorata per non creare problemi, un’altra che si faceva succhiare gli alluci, tanti divorzi, e adesso ci mancava l’arrivista americana cafona che sgomita per un posto in prima fila. Che non le ha dato, perché la classe non è acqua, e si impara, cara Meghan.
Kate va bene, Kate può strapparle un sospiro di consolazione, ha un po’ della sua tempra. Inarrivabile, come sanno i suoi sudditi: ha tenuto insieme un Paese, con tutte le sue bizze, che da anni trema per il giorno in cui dovrà salutarla per sempre. Nessuno può prendere il suo posto, e forse con lei i sogni di ogni bambino sui principi e re delle fiabe scompaiono davvero.
Una cosa sola mi riesce incomprensibile e mette a disagio: ma davvero, sinceramente, si sente scelta e incoronata da Dio? Capo della Chiesa? Che sense of humor, questa vecchietta. E che creduloni, gli inglesi.
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