SENTENZA GIUDICE DI CATANIA CONTRO IL DL CUTRO: “NON È UNA QUESTIONE PERSONALE”
La sentenza del Tribunale di Catania che ha di fatto reso “illegittimo” il Decreto Cutro, accogliendo il ricorso di tre migranti tunisini sbarcati a metà settembre a Lampedusa e poi portati nel nuovo centro di Pozzallo, tiene ancora banco nella politica aggiungendosi allo scontro diplomatico tra Italia e Germania sulla gestione dei migranti sulle coste europee. L’ulteriore emergere della disputa anche istituzionale tra Governo e magistratura prende quasi “fuoco” dopo l’ultimo post social della Presidente Giorgia Meloni.
In commento dell’ultima sentenza della giudice civile di Catania Iolanda Apostolico, la Premier scrive: «Sono basita», riferendosi alle sorprendenti motivazioni addotte dal Tribunale (come quando viene scritto, «le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività»). Passa qualche ora ed è la stessa giudice Apostolico a rispondere alla Premier con una nota rilasciata all’ANSA: «Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale». Il Governo impugnerà la sentenza per difendere il proprio Dl Cutro e rilancia sul fronte migranti per contrapporsi alle critiche politiche e istituzionali piovute in questi ultimi giorni.
LE REAZIONI DELLA POLITICA SULLA SENTENZA DI CATANIA: MELONI, SCHLEIN E IL VIMINALE
«Ci sono le condizioni per impugnare la sentenza di Catania. Dalla lettura dell’atto siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere», ha spiegato oggi da Imperia – al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza – il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, criticando il Tribunale civile di Catania che ha di fatto affossato il Decreto Cutro. Le reazioni della politica sono diverse e svariate e vedono nel post di Giorgia Meloni (qui sotto, ndr) un nuovo “spunto” di ulteriore conflitto: la leader FdI ha definito la sentenza di Catania qualcosa di incredibile, in quanto «rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto».
Su quel sentirsi di Giorgia Meloni come «basita» davanti alla decisione del Tribunale siciliano, è intervenuto il presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo difendendo la giudice Apostolico: «L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità». Il vicepremier Matteo Salvini ha aggiunto come «Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma non sorprendenti», riferendosi alle notizie apparse oggi su alcuni quotidiani secondo cui la giudice Apostolico sui propri canali social avrebbe espresso in passato giudici vicini all’opera di Ong e movimenti “No Borders”. Dall’opposizione si alza l’attacco al Governo dalla segretaria del Pd Elly Schlein: «Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese. La smettano di cercare un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità. Se cercano responsabili del disastro sull’accoglienza si guardino allo specchio: è la destra che scrive leggi palesemente incostituzionali e poi se la prende con i giudici che fanno il loro lavoro».
LE IRE DI CSM E ANM CONTRO LE FRASI DELLA MELONI SULLA GIUDICE DI CATANIA
Il commento della Premier Meloni in merito alla sentenza sui migranti di Catania non è affatto piaciuto non solo alle opposizioni ma pure agli organi rappresentativi della magistratura, o almeno a parte di essi: sarebbero almeno 10 i consiglieri del Csm che avrebbero sottoscritto – secondo l’ANSA – una raccolta di firme per l’apertura di una pratica a tutela della giudice di Catania Iolanda Apostolico. Nel documento si legge di «autentici attacchi all’autonomia della magistratura venuti da esponenti della maggioranza e persino dalla presidente del Consiglio». Inoltre, si censura la «grave delegittimazione professionale di cui è stata oggetto la magistrata».
Sentito dall’Adnkronos il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, si scaglia anch’egli contro il Governo Meloni: «Esprimersi in questi termini crea confusione nella pubblica opinione, una confusione pericolosa, si rappresenta la giurisdizione come se non facesse il bene del Paese e remasse contro gli sforzi che il governo sta facendo per contrastare l’immigrazione illegale, è una rappresentazione fuorviante, falsa che fa male alle istituzioni prima ancora che ai magistrati». Ancora il n.1 del sindacato dei magistrati ribadisce, «La collega sui giornali di oggi è stata fortemente aggredita, attraverso la ricerca di un pregiudizio in materia, alcuni pezzi della stampa fanno molto male. Un magistrato può avere le sue idee ma quando esercita la giurisdizione lo fa nel rispetto delle norme, se viene meno questa convinzione viene meno la tenuta del sistema, dobbiamo intenderci se abbiamo a cuore il bene delle istituzioni oppure no, io credo che si debba tornar a un maggiore equilibrio».
DA DOVE NASCE LO SCONTRO TRA MAGISTRATI E GOVERNO SUL DECRETO MIGRANTI
In attesa di capire come il Viminale e il Governo interverranno per impugnare la sentenza di Catania sui migranti non rimpatriati, resta fortissimo lo scontro a distanza tra parte della giustizia e la politica di maggioranza: il Decreto Cutro viene definito da alcuni commentatori e pure da alcuni magistrati come «illegittimo» e «scritto male». Gli effetti però che sta portando, dal rilascio dei migranti a Catania fino allo svuotamento del nuovo centro di rifugiati di Ragusa e pure a Pozzallo: se da un lato la magistratura siciliana si “unisce” alla giudice Apostolico nel contrastare in termini legali il Decreto Cutro del Governo Meloni, di contro i timori dell’esecutivo è che vi possano essere dei pregiudizi ideologici da parte di alcune toghe in merito alle politiche di contrasto dell’immigrazione messe in campo dal Centrodestra.
Come rivela oggi “Il Giornale”, il primo post che compare nella bacheca di Apostolico è una petizione, condivisa nel luglio 2018, che chiedeva una «mozione di sfiducia nei confronti di Matteo Salvini», che a quei tempi era stato da poco nominato ministro degli Interni nel primo Governo Conte. Le battaglie a fianco delle Ong e il suo rapporto personale di matrimonio con un giudice di Magistratura Democratica aggiungono “connotati” alla figura di una giudice piuttosto ostile alle politiche migratorie del Governo Meloni. Lato giudice di Catania invece, sono ben tre i punti principali riguardante le motivazioni addotte dalla sentenza: «fideiussione; provvedimento di trattenimento; procedure accelerate in frontiera». Per tutti e tre il Tribunale civile di Catania stabilisce che la normativa interna «è in contrasto con quella europea e dunque non può trovare applicazione». Mentre il Centrodestra prosegue compatto attaccando alcune «sentenze politiche della magistratura», ancora ieri il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha aggiunto «Noi non partecipiamo all’indirizzo politico e governativo. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi del governo. E questo non deve essere vissuto come un’interferenza, perché questa è la democrazia».