Bufera su un giudice della Corte dei conti per un attacco via social alla manovra e alle opposizioni. A insorgere però è la maggioranza, alla luce dei toni usati. Al centro del caso Marcello Degni, che la sera del 30 dicembre, dopo il via libera definitivo alla manovra, ha criticato l’atteggiamento delle opposizioni, perché hanno lasciato campo libero al governo. Consigliere della Corte dei conti dal 2017, su proposta dell’allora premier Paolo Gentiloni, Degni è esperto di finanza pubblica e di procedure di bilancio. Sui social si definisce anche di sinistra, ma disilluso dai partiti italiani. Nel post incriminato viene chiamata direttamente in causa Elly Schlein, segretaria del Pd: «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti», ha scritto su X (ex Twitter).
Secondo il consigliere, l’opposizione avrebbe dovuto praticare ostruzionismo sulla manovra fino a costringere il governo all’esercizio provvisorio. Il centrodestra è insorto, la Corte dei conti dal canto suo è intervenuta con una nota sul giudice. «In merito a talune dichiarazioni rese da un magistrato – espresse su social media al di fuori di canali istituzionali e che non rappresentano in alcun modo posizioni dell’Istituto – informa che la questione verrà esaminata in via di urgenza nella prossima adunanza del Consiglio di presidenza per le valutazioni di competenza», scrive la magistratura contabile.
Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti. @ellyesse @marioricciard18
— Marcello Degni (@marcellodegni) December 30, 2023
MARCELLO DEGNI “HO FATTO LA SCELTA GIUSTA”
Tante le dichiarazioni fioccate dal mondo politico, mentre Marcello Degni è intervenuto tramite i microfoni dell’Ansa per una precisazione: «La mia imparzialità non viene messa in discussione dal mio post, che oltretutto era una critica all’opposizione per dire “in una situazione come questa in cui avete criticato la manovra, dovevate utilizzare tutti gli strumenti parlamentari per manifestare questa contrarietà, non tanto per i contenuti, ma per il metodo”».
In un’intervista alla Stampa fa poi sapere che sta preparando una relazione per giustificare le sue azioni, ma intanto afferma: «Più ci penso e più sento di aver fatto la scelta giusta». Degni ritiene di aver espresso solo il rammarico per il fatto che l’opposizione non ha sfrutto di più gli strumento del diritto parlamentare «per marcare meglio la maggioranza sulla manovra». Quel che voleva fare era difendere «il ruolo del Parlamento». Comunque, l’esercizio provvisorio invocato «non avrebbe creato problemi all’Italia ma al governo, all’interno di una normale dialettica con la maggioranza. Che cosa dovremmo dire allora sulla bocciatura del Mes e sui danni che provoca all’Italia?».
“HO DIRITTO DI ESPRIMERE MIA POSIZIONE”
Il giudice ci tiene anche a chiarire di essersi espresso a suo nome, non in quanto membro della Corte dei conti, sottintendendo che quando ha pubblicato il post su X non stava esercitando le sue funzioni, visto che per i magistrati è d’obbligo essere imparziali solo quando si trovano nell’esercizio delle stesse. «Io credo che un magistrato abbia il diritto di esprimere le sue posizioni purché non si trovi di fronte a una questione che incide su una sua azione diretta e purché lo faccia in modo rispettoso come ho fatto io argomentando su una questione di cui mi occupo».
Infine, Marcello Degni precisa che non ha mosso critiche alla maggioranza, bensì all’opposizione, da cui si sarebbe aspettato «la presentazione di mille emendamenti che avrebbero costretto il governo a decidere il voto di fiducia. In quel caso ci sarebbe stato un dibattito e si potevano sfruttare tutti gli spazi per rallentare l’approvazione della manovra. La maggioranza sarebbe stata costretta a rinunciare al cenone per approvare in tempo la legge di bilancio – e in alcuni casi a dire la verità sarebbe stato anche preferibile – ma si poteva sollevare la questione di un metodo che da anni non dà al Parlamento la possibilità di esprimersi».