Roberto Di Bella, giudice e fondatore del progetto “Liberi di scegliere“, partito come esperimento a Reggio Calabria e poi esteso a molte altre province d’Italia, ha salvato moltissimi giovani da una vita di criminalità e mafia, dando loro un futuro alternativo e combattendo la povertà educativa nelle periferie. Intervistato dal quotidiano Avvenire, il magistrato e presidente del Tribunale dei minori di Catania, racconta la sua esperienza, fatta negli anni, incontrando boss mafiosi e relative famiglie, e di come sia possibile riuscire a cambiare una realtà, radicata soprattutto al Sud, allontando gli adolescenti dalla “seduzione della criminalità“.



Alla luce degli ultimi fatti di cronaca che parlano di una crescente ondata di violenza, specialmente da baby gang, Di Bella afferma che “basterebbe ascoltare i racconti dei detenuti in carcere, per far capire ai giovani cosa significa“, perchè la maggior parte delle volte si tratta di genitori che ammettono di aver sbagliato, per aver ucciso persone e per aver messo in pericolo la vita delle loro famiglie. Ora, dice il giudice “Mi chiedono di salvare i loro figli, di dare loro una nuova opportunità, perchè si rammaricano di non poter tornare indietro e di non aver potuto studiare“.



Roberto Di Bella “Per allontanare giovani dalla mafia bisogna combattere la povertà educativa nelle periferie”

Il problema della criminalità giovanile, per il giudice Di Bella, viene soprattutto dal fatto che molti ragazzi sono incoscienti ed inconsapevoli del pericolo che corrono avvicinandosi alle mafie. Organizzazioni che traggono profitti arruolando bambini di soli 10 anni per lo spaccio della droga, affascinati dal mito dell'”invincibile” ma che in realtà è semplicemente “un fallito“. Come si è definito in confidenza un boss in carcere al 41-bis. Altro grave problema è l’abbandono sociale delle periferie, e la povertà educativa. Dice Di Bella “Gran parte dei giovani che provengono da aree ‘off limits’ hanno bassi livelli di scolarizzazione o sono completamente analfabeti“.



Questo costituisce una “bomba sociale” da prevenire, infatti la Prefettura ha istituito un osservatorio sulla condizione minorile, con la partecipazione di tutte le istituzioni, compresa la diocesi e l’Inps che prenderà provvedimenti contro le famiglie che non mandano i figli a scuola, ad esempio togliendo loro il reddito di cittadinanza. La strada è ancora lunga, ma grazie a molte iniziative culturali e sportive, si cerca di “dare un nuovo orizzonte” agli adolescenti, offrendo loro una possibilità di riscatto.