La corruzione è un fenomeno «odiosissimo» su cui il governo Meloni non intende fare marcia indietro, mentre l’abuso d’ufficio «è un reato problematico». A parlare è Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia del Senato. La leghista ha in mano il pezzo forte delle riforme. Ne parla a Repubblica, partendo dall’accusa del vicepresidente del Csm Pinelli al Capo dello Stato Mattarella di averne assecondato lo straripamento politico. Bongiorno nega che sia una mossa decisa con Pinelli: «L’ipotesi che io sia la regista del presidente Pinelli o come scrive Repubblica del ministro Nordio è surreale», taglia corto. In merito, invece, alle polemiche, ritiene che dopo il chiarimento «ogni equivoco è fugato».
La senatrice della Lega chiarisce anche di non voler eliminare il correntismo, anche perché riconosce l’esistenza di un associazionismo «sano, basato su un’attività di confronto culturale tra magistrati». Bisogna intervenire su quello «patologico», eliminandolo. «È da recidere solo quello che si fa potere, finalizzato a occupare e spartire gli incarichi. Sono i magistrati che ci chiedono di essere liberati da questo cattivo correntismo», spiega Giulia Bongiorno. Il correntismo non può diventare una forza che controlla le istituzioni: «Combatterlo è un obbligo costituzionale», avverte la senatrice leghista. Per quanto riguarda il suo rapporto col ministro della Giustizia Carlo Nordio, assicura che il dialogo è «sempre aperto» e di apprezzare «la sua lealtà e il grande rispetto che dimostra per la commissione Giustizia che presiedo».
“RIFORMA DEI REATI CONTRO LA CORRUZIONE? SIAMO AL PRIMO PASSO”
La battaglia contro la corruzione intrapresa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio serve una strategia diversa, ampiamente criticata dalla stampa di sinistra. Ma la prospettiva di una revisione ampia per colmare lacune ed evitare errori di interpretazione dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio è una linea che trova concorde Giulia Bongiorno. «Non si poteva star fermi. È innegabile che la norma presenta, a parere di tutti, una formula assai problematica: lo testimoniano le continue e inutili modifiche degli ultimi anni. La riforma dei reati contro la corruzione va valutata nel complesso. Per ora siamo al primo passo», conferma a Repubblica. Inoltre, evidenzia che la Lega ha chiesto di completare la riforma iniziata: «Sono sicura che saranno individuati nuovi e più moderni strumenti di contrasto alla corruzione».
Altro tema delicato è quello delle intercettazioni, che per la senatrice della Lega «sono uno strumento investigativo irrinunciabile. Nessuno può ignorare quanto siano decisive in alcune indagini sia per reati di mafia che di corruzione». L’indagine della commissione da lei presieduta ha consentito di riscontrare «alcune significative criticità, e su queste si cerca di intervenire senza stravolgere o depotenziare lo strumento». Per Bongiorno è sbagliato poi parlare di blackout o bavaglio quando si creano norme antigogna, così come bisogna trovare un equilibrio tra l’interesse ad accertare il reato e la tutela della sfera privata. «Ora c’è una vistosa lacuna normativa dovuta all’incessante progresso tecnologico». Infine, riguardo quella che viene definita una “stretta sulla libertà di stampa” forzando la presunzione d’innocenza, Bongiorno ricorda di essersi opposta in passato a norme che creavano un blackout informativo: «La mia posizione rimane identica. Ma allo stato, non vedo proposte che presentino rischi di questo genere».