Si parla della violenza contro le donne e dell’omicidio di Giulia Cecchettin negli studi di Uno Mattina in Famiglia, e in studio vi era la dottoressa Linda Laura Sabbadini dell’Istat, da sempre in prima fila nella lotta per i diritti in favore delle donne. La prima domanda è stata sul come mai l’omicidio di Giulia Cecchettin abbia colpito così tanto l’opinione pubblica: “E’ stata un’ondata di emozione incredibile – ha spiegato Sabbadini – Giulia è entrata nelle case di tutti noi italiani. Il primo motivo fondamentale è legato alla tipologia di storia, la dinamica del fatto sostanzialmente è molto simile agli altri, ma Giulia è un po’ il massimo della normalità di vita di una ragazza, potrebbe essere la figlia di qualunque famiglia, una ragazza che ha i suoi sogni e che vuole realizzarsi il più presto, è una identificazione nella normalità più dolce. Il secondo motivo è la sorella, che si è affiancata e la forza di questa sorella che nel dolore ha la capacità di fare un’analisi e di dare delle indicazioni molto lucide”.
Quindi Linda Sabbadini si è soffermata sull’elencare quali siano le misure da mettere in atto per contrastare la continua violenza contro le donne: “Sicuramente misure mirate servono, ma l’importante è avere chiara una cosa: la violenza sulle donne è l’espressione della volontà di dominio e possesso dell’uomo sulla donna. Per rompere questa logica e questa cultura diffusa è fondamentale rompere l’asimmetria di potere fra uomini e donne. C’è bisogno di misure specifiche soprattutto dal punto di vista della formazione ma dobbiamo essere coscienti che più la situazione rimane asimmetrica e non si agisce per equilibrarla e più sarà difficile sconfiggere, a partire dagli stipendi”.
GIULIA CECCHETTINI, LINDA LAURA SABBADINI: “C’E’ UN DATO CHE MI PREOCCUPA…”
Linda Laura Sabbadini ha concluso dicendo: “C’è un dato che mi preoccupa molto che ha diffuso Istat e che segnala che il 16% dei ragazzi considera normale controllare abitualmente la propria ragazza, il suo cellulare e la sua attività sui social. Cultura del possesso delle donne, c’è un problema serio e c’è la necessità che non solo le donni si mobilitino contro questo clima culturale ma che tutti questi uomini che non si identificano in questa cultura siano più presenti nel combatterla perchè spesso sottovalutano e facilitano il fatto che si crei quel clima, quell’humus culturale da cui la violenza scaturisce”.