L’omicidio di Giulia Cecchettin: svelato il piano di Filippo Turetta…
L’11 novembre 2023, Giulia Cecchettin ha trovato la morte mentre si preparava a vivere il giorno più importante della sua vita: la laurea in Ingegneria biomedica a Padova, attesa pochi giorni dopo la sua terribile fine. La studentessa aveva incontrato il suo ex fidanzato Filippo Turetta a Vigonovo, dove lui era andata a prenderla, e la stessa notte è stata uccisa brutalmente con decine di coltellate dopo una serata trascorsa in un centro commerciale di Marghera a cercare gli abiti per la sua festa.
Giulia Cecchettin sarebbe stata aggredita dal ragazzo in due fasi: una prima volta in un parcheggio vicino alla sua abitazione, dove un testimone ha riferito di aver sentito le urla di una donna intorno alle 23:18. Alle 23:29, la Fiat Grande Punto di Filippo Turetta avrebbe attraversato la zona industriale di Fossò, intercettata dalle telecamere di videosorveglianza della zona che avrebbero documentato la seconda fase dell’azione omicidiaria. Alle 23:40, le sequenze avrebbero restituito la cronaca di un inseguimento della ragazza da parte del giovane, poi scaraventata a terra mentre tentava di scappare. È lì che Giulia Cecchettin sarebbe caduta senza dare più segni di movimento per essere poi caricata in macchina, forse già ferita con un coltello, per un viaggio dell’orrore verso il lago di Barcis (Pordenone) in cui l’ex fidanzato, reo confesso, avrebbe abbandonato il corpo per darsi a una fuga di diversi giorni conclusa con il suo arresto in Germania.
Il piano di Filippo Turetta per uccidere Giulia Cecchettin
Secondo il capo di imputazione formulato a carico di Filippo Turetta, presto a processo per omicidio volontario, le aggravanti contestate dalla Procura di Venezia sono le seguenti: premeditazione, crudeltà e legame affettivo con la vittima, quadro a cui si sommano il sequestro di persona, il porto d’armi continuato, lo stalking e l’occultamento di cadavere.
Secondo i pm, a sostegno della prima aggravante, che apre all’orizzonte dell’ergastolo in caso di condanna, ci sarebbero evidenze che documentano come Filippo Turetta avrebbe “tenuto fermo il proposito di delinquere, superando le inibizioni e gli ostacoli al proprio impulso criminogeno“, alla luce del rapporto affettivo con la vittima, “per un apprezzabile lasso temporale” e avrebbe aspettato “un’occasione adeguata per attuare il proprio intento” procurandosi, nel frattempo, il materiale utile a immobilizzare e uccidere l’ex fidanzata Giulia Cecchettin – tra cui nastro adesivo, coltelli e cartine stradali per una fuga al riparo dalla geolocalizzazione del suo dispositivo cellulare – dopo averle teso la trappola di un appuntamento per definire gli ultimi preparativi per la laurea. Un piano che, secondo l’accusa, sarebbe stato studiato nei minimi dettagli e coltivato per giorni prima di scatenare la sua furia sulla 22enne accoltellandola decine di volte – 75 i fendenti rilevati in sede di autopsia contro i 12-13 descritti nella confessione del ragazzo – e colpendola persino al volto.
Il corpo di Giulia Cecchettin abbandonato nei pressi del lago di Barcis, la fuga e la resa di Filippo Turetta in Germania
Nel corso della confessione, Filippo Turetta avrebbe dichiarato anche di aver pensato al suicidio e di non essere riuscito a togliersi la vita dopo aver appreso, una volta riacceso il suo cellulare, dei disperati appelli dei suoi genitori. È così che si sarebbe “rassegnato” all’idea di farsi arrestare dopo una fuga durata 7 giorni tra Italia e Germania, Paese dove poi sarebbe stato individuato e arrestato.
“Avevo un pacchetto di patatine in macchina e una scatola con qualche biscotto. Non ho mai comprato nulla da mangiare. I soldi che avevo – avrebbe raccontato agli inquirenti – li ho spesi per i rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina“. Nel suo racconto choc, l’atroce resoconto delle coltellate inferte a Giulia Cecchettin che avrebbe tentato di difendersi in tutti i modi dalla sua furia: “Era rivolta all’insù, verso di me. L’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio. Era come se non ci fosse più. L’ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti“.