Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, la storia di una relazione terminata con un tragico femminicidio “annunciato” dalla gelosia ossessiva di lui che non si era rassegnato a perdere quella che aveva definito “La prima e unica fidanzata della mia vita“. Un dettaglio comune a molti altri episodi di cronaca nera, nei quali purtroppo viene evidenziata l’incapacità di alcuni uomini di andare oltre dopo la fine di una storia d’amore.



Nel caso di Giulia, la volontà di chiudere era arrivata proprio a causa dei comportamenti troppo possessivi del partner, conosciuto durante gli studi universitari, con il quale c’era stato un legame ufficiale durato un anno, fino a quando lei non decide di lasciarlo pur continuando a vederlo ogni tanto, perchè, come emerso poi dall’analisi dei messaggi che i due si scambiavano, lui minacciava di suicidarsi e le scriveva: “Senza di te non ho un futuro, la vita è finita“. Poi la scomparsa di entrambi, dopo l’ultimo appuntamento, l’11 novembre, qualche giorno prima della laurea di Giulia. Un caso che aveva mobilitato ricerche nazionali ed internazionali, con numerosi appelli delle famiglie, preoccupate per la sorte dei due ragazzi.



La scomparsa di Giulia Cecchettin, le ricerche e l’arresto di Filippo Turetta in Germania

Durante il periodo della scomparsa di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, diverse segnalazioni furono esaminate dalle forze dell’ordine, tra queste ci fu quella di un testimone che disse di aver visto una coppia litigare nel parcheggio di Vigonovo in Via Moro e di aver chiamato i Carabinieri che però non sarebbero intervenuti. Successivamente, emergono diversi avvistamenti dell’auto di Turetta, che si spostava verso l’Alto Adige. Dopo 8 giorni di ricerche, viene finalmente rinvenuto il corpo di Giulia in un bosco vicino al lago Barcis.



Da qui scatta il mandato di arresto internazionale per il ragazzo, che nel frattempo era stato avvistato qualche giorno prima da un benzinaio, che aveva notato una banconota da 20 euro sporca di sangue con la quale era stato pagato il rifornimento. Filippo Turetta viene arrestato in Germania il 18 novembre, mentre era in sosta in autostrada senza benzina, al fermo non oppone resistenza e si consegna alla polizia confessando subito: “Ho ucciso la mia fidanzata“. Viene quindi trasferito in Italia per essere processato in carcere con l’accusa di sequestro di persona e omicidio volontario.

La confessione di Filippo Turetta: “Ho ucciso Giulia Cecchettin perchè non era più mia”

Dopo la confessione di Filippo Turetta che ammette subito di essere colpevole di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, emergono da subito i particolari della dinamica del sequestro e dell’omicidio, spinto da un comportamento morboso nei confronti della ragazza. L’autopsia stabilisce che Giulia è morta per shock emorragico, causato da 75 coltellate in vari punti del corpo e al volto. Su questo Turetta scriverà poi nel suo memoriale letto alla prima udienza: “Ero accasciato sopra di lei, continuava a gridare e volevo toglierle la vita, volevo darle solo un colpo al collo ma si è difesa e ho iniziato a colpirla più velocemente possibile fino a quando non l’ho più sentita urlare“.

L’ossessione del ragazzo nei confronti della ex è stata confermata non solo dai messaggi in chat della coppia, tra i quali uno degli ultimi nei quali Giulia gli aveva scritto: “Sei uno psicopatico“, ma anche dalle sue stesse parole. Sempre in occasione del processo infatti, Filippo Turetta ha ammesso di aver collezionato in un anno più di 20mila foto della fidanzata sul suo cellulare che guardava con nostalgia dopo la fine della relazione perchè “Non volevo spezzare il nostro legame“. E sul movente dell’omicidio si è giustificato dicendo: “L’ho ammazzata perchè non volevo che non fosse più mia“.