Diverse aggravanti potrebbero essere contestate a Filippo Turetta, il killer di Giulia Cecchettin. La Procura per il momento non ne ha iscritta alcuna al fianco del capo d’accusa di omicidio volontario, ma dopo l’interrogatorio davanti al gip di Venezia la situazione potrebbe cambiare. La premeditazione sarebbe sufficiente a fare scattare l’ipotesi di condanna all’ergastolo. Essa, tuttavia, non è l’unica.



A parlarne, a Storie Italiane, è stata Gabriella Marano, consulente della famiglia della vittima. “La premeditazione non è l’unica aggravante che chiederemo. Noi vorremmo contestare anche quella del motivo abietto (che scatta per i reati commessi con con particolare perversità o malvagità, ripugnanti alla morale comune, ndr) e quella dei maltrattamenti psicologici. I familiari e gli amici hanno raccontato che Giulia era tormentata da Filippo, si trovava in uno stato di inquietudine provocato dalla forte pressione. Abbiamo dei messaggi molto duri”, ha affermato. (agg. di Chiara Ferrara)



Omicidio Giulia Cecchettin, nelle prossime ore l’interrogatorio di Filippo Turetta

È atteso tra poche ore l’interrogatorio di Filippo Turetta davanti al gip di Venezia dopo l’estradizione dalla Germania. Il 22enne, in carcere a Verona con l’accusa di aver ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin, oggi dovrebbe incontrare il suo avvocato, Giovanni Caruso, come riporta SkyTg24, per strutturare una linea difensiva. Il legale ha assunto l’incarico in costanza delle polemiche esplose intorno al primo difensore di Turetta, nominato d’ufficio, Emanuele Compagno, che avrebbe rimesso il mandato proprio ieri a ridosso del primo importante colloquio con l’assistito.



Intanto filtrano nuovi dettagli dalle trame dell’inchiesta sull’omicidio di Giulia Cecchettin. Secondo quanto riportato nelle scorse ore, accanto al corpo della studentessa, trovato in fondo a un dirupo nei pressi del lago di Barcis (Pordenone) dopo sei giorni di ricerche, sarebbe stato rinvenuto un oggetto che adesso sarebbe al vaglio degli inquirenti come altri reperti isolati sulla scena del ritrovamento: un libro per bambini intitolato Anche i mostri si lavano i denti. Non è ancora chiaro se appartenesse alla vittima (Giulia Cecchettin sognava di diventare un’illustratrice di libri per l’infanzia) o se sia stato portato in quel posto dall’indagato. Resta il giallo del telefonino della 22enne, non ancora individuato. 

Omicidio Giulia Cecchettin, la posizione di Filippo Turetta

Filippo Turetta ha trascorso la sua seconda notte da detenuto in Italia, rinchiuso nel carcere di Verona, e avrebbe espresso il desiderio di incontrare i genitori. Questo però non sarà possibile prima dell’interrogatorio davanti al gip, atteso per domani. La posizione del 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin non è ancora nitida: molto dipenderà dalla scelta di mantenere il silenzio oppure di parlare ed eventualmente confessare, così come a incidere nel processo sarà il quadro di circostanze aggravanti e quello delle eventuali attenuanti.

Il mosaico appare fluido in attesa che si definiscano i contorni delle contestazioni a carico del giovane, anzitutto l’ipotesi della premeditazione (che se riconosciuta porterebbe Turetta a rischiare l’ergastolo). Il 22enne sarebbe sorvegliato a vista nel reparto infermeria della struttura penitenziaria e sarà sottoposto a valutazioni psicologiche e psichiatriche prima di essere trasferito nella sezione “protetti”, quella dedicata ai detenuti considerati in pericolo di incolumità personale perché ristretti per reati di particolare riprovazione sociale. L’incontro atteso per oggi con il legale difensore Giovanni Caruso è il secondo per l’indagato: poco dopo l’estradizione dalla Germania, Turetta ha avuto un colloquio con l’avvocato ma non sarebbe entrato nel merito delle accuse a suo carico. Non è escluso che la difesa percorra la via di un’istanza di perizia psichiatrica, opzione che il precedente legale di Filippo Turetta aveva dato come possibile ma soltanto dopo un confronto diretto e approfondito con il 22enne.

L’ipotesi premeditazione nel quadro di eventuali aggravanti a carico di Filippo Turetta

Sul fronte dell’accusa, diversi indizi convergerebbero per lo scenario di un omicidio premeditato: dai due coltelli trovati dagli inquirenti e che sarebbero stati usati da Filippoi Turetta nelle varie fasi dell’aggessione a Giulia Cecchettin, la sera dell’11 novembre scorso, al nastro adesivo in auto, ai sacchi neri con cui sarebbe stato coperto il cadavere della ragazza, fino al presunto sopralluogo effettuato dal 22enne poche ore prima del delitto nella zona di Fossò, a circa 6 chilometri dall’abitazione della vittima, dove la telecamera di uno stabilimento industriale lo avrebbe ripreso muoversi in macchina prima che si recasse a prendere l’ex fidanzata a Vigonovo.

Si tratta del posto in cui, nella tarda serata dell’11 novembre, si sarebbe consumata la seconda fase dell’aggressione ai danni di Giulia Cecchettin. Anche questa impressa nelle sequenze registrate dallo stesso dispositivo elettronico. L’autopsia, fissata per il prossimo 1 dicembre, sarà importante anche per l’eventuale contestazione dell’aggravante della crudeltà. Resta fitto il mistero sul telefonino di Giulia Cecchettin, spento da quella terribile notte dopo aver agganciato, intorno alle 22:45, una cella di Marghera nei pressi del centro commerciale dove i due giovani avevano trascorso le ultime ore prima dell’orrore.