Il discorso di Gino Cecchettin al funerale: la lettera alla figlia Giulia

«Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, una tempesta terribile, una pioggia di dolore sembra non finire mai. Ringrazio chi ci ha abbracciato in questi giorni, grazie per il sostegno, grazie a Zaia e al Ministro Nordio, a tutte le istituzioni, il vescovo e i monaci che ci ospitano»: così Gino Cecchettin nella lettera scritta per i funerali della figlia Giulia, celebrati questa mattina nella Basilica di Santa Giustina a Padova. Giulia era allegra e vivace, racconta papà Gino nel suo discorso funebre, si è presa responsabilità familiare dopo la perdita dell’amata mamma: per questo il padre le riconoscere, oltre alla laurea già conseguita, il titolo di “mamma”, «era già una combattente, un’oplite, tenace nei momenti di difficoltà, ci ha ispirato tutti».



È una lunga lista di “messaggi” quelli lanciati da Gino Cecchettin nella lettera che diventerà una sorta di “manifesto” contro la violenze di genere: «Il femminicidio è risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vessate e prive di libertà e infine della vita. Come può accadere tutto questo?». Ci sono tante responsabilità ma quella educativa, ravvisa il papà di Giulia, «è quella che ci coinvolge tutti, famiglie, scuole e comunicazione. Mi rivolgo agli uomini, parliamo con gli altri maschi sfidando la cultura della violenza: ascoltiamo le donne, non giriamo la testa mai». A chi è genitore Gino Cecchettin parla con il cuore: «insegniamo ai figli sacrifici, impegno e sconfitte, creiamo il clima di dialogo perché sia possibile educarli alla sacralità di ogni persona, all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro». Cita poi le tecnologie in quanto responsabili spesso di isolarci dal contatto umano e reale: «i giovani imparino ad aprirsi all’esperienza, serve connessione umana autentica, troviamo la capacità di comunicare e di essere ascoltati».



La scuola ha poi un ruolo fondamentale, per questo il padre della ragazza uccisa dal suo fidanzato, chiede di investire in programmi educativi per «puntare su relazioni sane e conflitti da gestire senza ricorrere alla violenza». La prevenzione alla violenza di genere inizia in famiglia ma continua nelle scuole e nei media: qui Gino Cecchettin difende la figlia Elena e altri “attaccati” in questi giorni di cronache nazionali, «trasformare le vittime in bersagli non aiuta ad abbattere le barriere, attaccare chi parla di patriarcato non non è la soluzione. Non sentiamoci sempre assolti». In questo momento di dolore, continua il papà di Giulia, «troviamo la forza per il cambiamento, la morte di Giulia deve essere punto di svolta per porre fine alla piaga della violenza sulle donne».



Da ultimo, papà Gino si commuove rivolgendosi direttamente all’amata figlia nel suo ultimo saluto al cielo: «Cara Giulia ora ti lasciamo andare, stringi la tua mamma e aiutaci a sopravvivere la tempesta che ci ha travolto: noi tre che siamo rimasti impareremo a danzare sotto la pioggia. Cara Giulia grazie per questi 22 anni, ti amo tanto e grazie per la tua tenerezza: non so pregare ma so sperare, spero insieme a tutta la nostra famiglia che questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, spero che germogli e produca frutto di amore, perdono e pace». Al termine della lettera, Gino Cecchettin cita la poesia di Gibran sul “Vero Amore”: «Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia!». (agg. di Niccolò Magnani)

Il testo integrale della lettera di Gino Cecchettin

Qui di seguito il testo integrale della lettera letta da Gino Cecchettin ai funerali della figlia Giulia

«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l’impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.

Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione

Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto. A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.

È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.

Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.

Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita. Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.

«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…» (Poesia di Kahlil Gibran)

Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia. Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace. Addio Giulia, amore mio». Gino Cecchettin

Giulia Cecchettin: al funerale il padre Gino leggerà una lettera

Nella giornata di oggi, 5 dicembre, si celebra il funerale di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa alcune settimane fa dall’ex fidanzato, reo confesso, Filippo Turetta, con il padre della ragazza, Gino, che durante la funzione leggerà una lettera scritta da lui. Non è chiaro se i genitori e i familiari dell’assassino, reo confesso, Filippo Turetta, parteciperanno alla funzione o, più probabilmente, sceglieranno di manifestare il loro cordoglio in privata sede.

Il funerale di Giulia Cecchettin si celebrerà alle ore 11 presso la basilica di santa Giustina in Prato della Valle, a Padova, dove la ragazza frequentava l’università. La chiesa è stata scelta personalmente dal padre della giovane vittima, Gino, che qualche giorno fa aveva chiesto una grande partecipazione da parte degli italiani. Nella giornata di ieri, invece, in una brevissima intervista fuori dalla sua abitazione a Vigonovo Gino Cecchettin ha spiegato che la chiesa è stata scelta “grande affinché arrivi un messaggio di grande partecipazione, lo abbiamo voluto così perché arrivi questo messaggio”. Non solo, perché nel corso della funzione il padre di Giulia Cecchettin ha manifestato la sua intenzione di leggere una lettera, alla quale sta lavorando seppure “non sono bravo con le parole. Ma sto cercando di dire le cose al meglio“.

Il programma del funerale di Giulia Cecchettin

Dopo la celebrazione del funerale di Giulia Cecchettin, con la lettera del padre Gino che sarà letta davanti ai numerosissimi presenti, anche grazie alla diretta streaming della funzione, la commemorazione della giovane 22enne non si fermerà. Infatti, oltre alla cerimonia religiosa pubblica che si terrà a Padova nella basilica di santa Giustina in Prato della Valle, il feretro verrà trasportato fino al paese di Saonara, dove è nata la madre della ragazza, scomparsa poco meno di un anno fa.

Sia per il funerale di Giulia Cecchettin, che per la funzione a Saonara, che si terrà nella chiesa di San Martino, predisposta ad accogliere al massimo 300 persone, i rispettivi comuni hanno disposto la chiusura delle strade e dei parcheggi adiacenti. In entrambi i casi, inoltre, sono stati predisposti dei maxischermi nelle immediate vicinanze, per permettere a coloro che non riusciranno ad entrare nelle chiese di seguire la celebrazione ed unirsi al cordoglio religioso e alla preghiera collettiva.