Filippo Turetta non ha ucciso Giulia Cecchettin per la fine della loro relazione, ma perché la ragazza si sarebbe laureata prima di lui. Questa la tesi di Roberta Bruzzone, secondo cui il ragazzo arrestato in Germania con l’accusa di aver ucciso l’ex fidanzata «è un passivo-aggressivo, narcisista. Un cosiddetto “covert” che non ti perdona che gli altri possano pensare che sei migliore di lui». Questa la lettura della criminologa a LaPresse, ai cui microfoni spiega che «la molla di questa storia non è la fine della relazione che, probabilmente, lui avrebbe pure tollerato ma il problema che lei, laureandosi prima di lui, diventava qualcosa di intollerabile». Questo perché «emergeva pubblicamente che lei era migliore di lui, o almeno questa era la lettura che lui ha dato», aggiunge Bruzzone. Inoltre, la premeditazione del gesto è chiara. «L’ha invitata a cena, ha provato a convincerla a non laurearsi prima di lui, come ha tentato di fare in tutto il periodo precedente, lei evidentemente non ha accettato e, a quel punto, lui aveva già il coltello con sé».
Inoltre, la criminologa evidenzia che Filippo Turetta aveva fatto delle ricerche su come sopravvivere in montagna, «quindi era già pronto al piano b. Come spesso accade con queste personalità». In merito al viaggio di circa mille chilometri, concluso solo quando l’auto è rimasta senza carburante, Bruzzone aggiunge: «Non escludo che lui possa aver pensato a togliersi la vita. Questo, però, accade quando c’è una componente più esplicita di narcisismo. Più passa il tempo e più una personalità come quella di Turetta si riorganizza. Dal suo punto di vista, sopravvalutando le proprie qualità, probabilmente ha pensato di avere una chance fuggendo e rendendosi irreperibile». Il ragazzo non ha seguito le sorti di Giulia Cecchettin, secondo Roberta Bruzzone, «perché, evidentemente, la ferocia che aveva nei confronti di questa ragazza era alimentata dal desiderio di annientarla per quanto lui si sentisse inadeguato. Non c’era poi la dimensione abbandonica e per questo non si è ucciso».
“AMORE E AFFETTO? ERA ASSEDIO, CONTROLLO E VIOLENZA”
A “Che sarà” invece Roberta Bruzzone ha discusso anche l’ipotesi dell’eventuale coinvolgimento di altre persone: «Sicuramente dovrà essere valutata, merita un approfondimento, ma tendo ad escluderlo per il tipo di personalità del ragazzo. Difficilmente si sarebbe fidato al punto da chiedere aiuto». In merito, invece, ad un’eventuale perizia psichiatrica, la criminologa esclude che possa essere una strada percorribile per Filippo Turetta: «Questo ragazzo non ha una storia psichiatrica alle spalle, la dinamica omicidiaria matura in problematiche personologiche, probabilmente di natura narcisistica. In questo caso non c’è una patologia alla base che porta all’omicidio». Bruzzone ai microfoni di LaPresse parla più in generale del fenomeno del femminicidio, che va combattuto anche imparando a riconoscere i segnali di rapporti malati e pericolosi. «Questa modalità invasiva di partecipare alla vita dell’altra e non permettere neanche di andare in bagno senza di noi, è una modalità passiva-aggressiva che viene spacciata per interesse, affetto, attenzione. In realtà è un assedio. Il problema è che molte ragazze ancora oggi vengono abituate a credere che questo tipo di modalità invasiva sia un segnale di interesse. In realtà è controllo, è violenza. Subdola ma è violenza», spiega Bruzzone.
Dell’omicidio di Giulia Cecchettin aveva parlato anche a “Domenica In”, spiegando che il problema della ragazza è stato di non riuscire a liberarsi di lui che voleva fare tutto con lei. «Viaggi, palestre, ogni cosa. Lo aveva davanti sempre, manco era libera di andare a comprarsi un paio di scarpe. Questo era un assedio, non un amore. Il problema di alcune ragazze è che sono state educate a considerare queste forme invasive come segnali di interesse. E invece sono segnali gravi, ve ne dovete andare subito». Inoltre, si è unita alle parole della sorella di Giulia riguardo Filippo Turetta: «Dovete finirla di dire che era un bravo ragazzo. Ha mostrato una lucida ferocia premeditata» che ha definito «spaventosa». Uno degli aspetti che la colpisce è che «probabilmente questo ragazzo aveva delle problematiche psicologiche importanti, di matrice narcisistica. Non è riuscito a elaborare la fine della storia e si è sentito inadeguato rispetto a Giulia. Perché lei gli obiettivi li aveva raggiunti e lui no. Evidentemente c’era una sorta di competizione diretta tra i due».