La Procura di Venezia potrebbe accelerare i tempi e chiedere il rinvio a giudizio per Filippo Turetta tra poche settimane, verosimilmente a giugno, così che i termini della custodia cautelare a suo carico non scadano. Il giovane, accusato di aver ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin e di essersi dato alla fuga all’estero nel tentativo di far perdere le proprie tracce, potrebbe arrivare alla sbarra per l’omicidio a un anno esatto dal delitto, il prossimo autunno.



Oltre agli esiti dell’autopsia e dei rilievi sull’auto del ragazzo, saranno di fondamentale importanza gli accertamenti sui dispositivi rinvenuti dagli investigatori all’interno dello stesso veicolo, smartphone e pc, e sottoposti a sequestro nell’ambito dell’inchiesta. Resta da sciogliere il nodo della premeditazione: le indagini puntano a chiarire se l’attuale indagato possa aver pianificato l’omicidio e la cronologia di telefonino e computer potrebbe contribuire a fare luce su questa ipotesi. Nella macchina anche altri reperti potenzialmente decisivi per sostenere quell’aggravante a processo: un coltello e del nastro adesivo che sarebbero stati usati rispettivamente per colpire la vittima e per trattenerla nell’abitacolo dopo una prima fase dell’aggressione (avvenuta all’esterno e ripresa dalle telecamere di videosorveglianza di un’azienda di Vigonovo, in provincia di Venezia, a pochi passi dalla casa in cui la 22enne viveva con la famiglia).



Preclusione del rito abbreviato in caso di contestata premeditazione: cosa rischia Turetta

In caso di contestazione della premeditazione, a Filippo Turetta sarebbe precluso l’accesso al rito abbreviato. La difesa, ricostruisce Ansa, non potrebbe quindi avanzare richiesta di giudizio con un tale procedimento speciale e sfumerebbe l’orizzonte di un eventuale sconto “secco” di un terzo della pena in caso di condanna. Con l’aggravante, a processo in Corte d’Assise come imputato rischia l’ergastolo. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Caruso, potrebbe proporre comunque istanza di perizia psichiatrica.



Il caso di Giulia Cecchettin ha avuto una grande eco mediatica a partire dalle prime battute della sua sparizione. Una scomparsa apparsa da subito ingiustificabile alla luce della storia della ragazza, studentessa modello che si sarebbe dovuta laureare pochi giorni pù tardi e che aveva un rapporto sereno con il padre, la sorella e il fratello. Un anno prima, aveva perso la mamma dopo una lunga malattia. Nonostante il dolore per quel lutto, aveva inseguito il sogno di concludere gli studi in Ingegneria biomedica a Padova e quella sera, stando alla ricostruzione, prima di morire aveva trascorso la serata proprio con il giovane con cui aveva avuto una relazione ormai conclusa. L’ex fidanzato della vittima avrebbe vagato in auto per 8 giorni, macinando chilometri su chilometri fino ad arrivare in Germania – dove sarebbe stato identificato e arrestato – dopo averla assassinata e abbandonata nella zona del lago di Barcis, in provincia di Pordenone.