Negli studi di Storie Italiane, noto programma mattiniero di Rai Uno, si torna a parlare del caso della morte di Giulia Di Sabatino, suicidatasi il primo settembre del 2015. Una vicenda ancora da chiarire, durante la quale il suo fidanzato era stato indagato per istigazione al suicidio e poi prosciolto dall’accusa. In collegamento la mamma della giovane, la signora Meri, che ha spiegato: “Grazie per aver sempre avuto a cuore questa storia, ti ringrazio Eloenora, hai dimostrato di essere una ragazza sensibile. Giulia era una ragazza che aveva un disagio con l’ex fidanzatino ma l’aveva superato e gli ultimi messaggi dimostrano che era felice, stava per andare a Londra con la valigia già pronta, diceva sempre che non vedeva l’ora, impossibile che qui si parla di suicido, non ci va bene come genitori, perchè una ragazza si dovrebbe profumare, vestire e fare 10 chilometri per buttarsi da un cavalcavia che abbiamo a 200 metri da casa?”.

GIULIA DI SABATINO, LA CONSULENTE BRUZZONE: “IL PROCESSO IN CORSO CI FORNIRA’ ALTRI DETTAGLI”

Il fidanzato di Giulia Di Sabatino, Francesco Totaro, è al momento al processo con le accuse di induzione e sfruttamento prostituzione minorile, dopo aver scoperto centinaia di migliaia di file sul suo pc, in cui tra gli altri appariva proprio anche la giovane vittima. “E’ assurda la parola suicidio – ha aggiunto la mamma – da questo nuovo processo speriamo che escano novità. Mi fa paura la parola 134mila file, che marcio c’è sotto? Deve uscire, basta mettere le prove evidenti sotto il tappeto”. In studio c’è Roberta Bruzzone, che è la consulente della famiglia Di Sabatino: “Il fidanzato è libero senza processo e nessuno lo controlla. In questo processo (quello per induzione e sfruttamento prostituzione minorile ndr) che è per fortuna in corso, Mery e Luciano (i genitori ndr) sono parti civili in questa vicenda; a nostro modo di vedere potrà darci ulteriori indicazioni per provare a tentare di riaprire l’inchiesta principale legata alla morte di Giulia. L’ipotesi è di istigazione al suicidio a nostro modo di vedere e in base agli ultimi accertamenti. Ad oggi ci sono lati oscuri e aspetti non chiariti insostenibili per una famiglia. Il ragazzo in questo processo rischia una decina d’anni”.