Sardegna, Costa Smeralda: è la notte tra l’8 e il 9 luglio 2019 quando Giulia e Sara (nomi di fantasia), due ragazze che lavorano come animatrici per bambini in un villaggio turistico, raccontano di aver subito uno stupro di gruppo da quattro ragazzi napoletani conosciuti in locale. La comitiva, dopo aver trascorso la serata insieme, decide di dirigersi verso una spiaggia vicina.
Qui però le versioni divergono: le ragazze sostengono che, appena arrivate in riva al mare, i ragazzi abbiano iniziato a toccarle e a spogliarsi, nonostante il rifiuto delle stesse. A questo punto le ragazze cercano di mettersi in salvo dirigendosi verso il mare: non è chiaro perché non decidano di scappare invece verso la strada, che è comunque poco distante. I ragazzi le raggiungono in acqua e qui ha inizio un rapporto sessuale di gruppo: secondo i giovani partenopei consensuale, secondo le ragazze uno stupro.
GIULIA E SARA, RAGAZZE VIOLENTATE IN SARDEGNA
La particolarità del caso vuole che a visionare la scena ci siano anche degli altri ragazzi: è un gruppo che arrivato sulla spiaggia fa per prendere un pedalò e vede chiaramente ciò che sta avvenendo in acqua, filma la scena con il telefonino. In mare si accorgono della loro presenza e alcuni ragazzi li invitano ad unirsi al rapporto sessuale, senza successo. Terminato l’amplesso in acqua, una delle due ragazze viene portata dietro una struttura per dare vita ad un altro rapporto sessuale, che anche in questo caso viene descritto come consensuale dai napoletani, e imposto dalla ragazza. L’altra ad un certo punto si riscuote, esce dall’acqua e porta via l’amica. Le due, in lacrime, si rivolgono al gruppo di ragazzi avvistato poco prima, quello del pedalò, per recuperare i propri effetti personali rimasti sulla spiaggia. Poi montano in macchina e, 24 ore dopo, denunciano alla polizia di aver subito uno stupro di gruppo.
GIULIA E SARA, CASO SIMILE MA TRATTAMENTO DIVERSO RISPETTO ALLA VICENDA DI CIRO GRILLO
Una vicenda, quella di Giulia e Sara, che ricorda moltissimo quella per cui è indagato Ciro Grillo, figlio di Beppe Grillo, fondatore del MoVimento 5 Stelle. Ad indagare sui fatti è fra le altre cose la stessa procura, quella di Tempio Pausania, ma per Giulia e Sara decide per l’archiviazione del caso. Giulia, la studentessa laziale di 22 anni che ha denunciato le violenze sessuali di gruppo, intervistata un mese fa dall’AdnKronos ha dichiarato: “E’ stato terribile. A distanza di due anni sto ancora malissimo. Prendo psicofarmaci, non riesco a dormire. Penso sempre a quella maledetta notte in cui la mia amica ed io siamo state stuprate, per più di un’ora, su una spiaggia a Porto Cervo, da quattro ragazzi, quattro energumeni. Hanno abusato di noi. E adesso la Procura di Tempio Pausania chiede l’archiviazione per tutti e quattro. La stessa Procura che ha chiesto, invece, il processo per altri quattro ragazzi accusati dello stesso reato. Ma tra i miei stupratori non c’è il figlio di Beppe Grillo… Sono molto amareggiata. Non so se credere ancora nella giustizia. Da quella notte soffro di depressione cronica. Non ho più voglia di ridere, di divertirmi. Di uscire. Non riesco più neppure a fare l’amore“. La domanda, vista la similitudine dei casi e il fatto che quello di Giulia e Sara abbia avuto luogo solo 8 giorni prima di quello che ha coinvolto Ciro Grillo, è inevitabile: “Perché per il nostro caso la stessa Procura ha chiesto l’archiviazione, mentre per il figlio di Grillo è stato chiesto il rinvio a giudizio?“.