Giulia Schiff, 23enne veneta, è un soldato in forza all’esercito ucraino. Si è arruolata nelle Forze Speciali della Legione Internazionale di Kiev dal fronte di Mykolaiv, rischiando di morire due volte. Dopo 7 mesi, ha fatto ritorno in Italia, ma è prontamente ripartita. Perché al fronte, come ha raccontato a “La Stampa”, “la situazione è molto diversa da come viene raccontata. Mi riferisco all’agonia di ogni singola persona che muore, al dolore perpetuo delle famiglie delle vittime, alla distruzione. Armi italiane? In sette mesi io non ne ho vista una. Magari non le ho incrociate, per qualche circostanza fortuita”.

Gli italiani che invocano una tregua, secondo Giulia Schiff, “sono persone che parlano da troppo lontano. Loro non vedono la gente appena liberata. Io l’ho incontrata, conosco la sofferenza che sta passando, non si riesce nemmeno a immaginare. Sono persone trattate come bestie. Sono persone umiliate, affamate, deportate. Gli ucraini non vogliono restare soli, né fare da cuscinetto. Bisogna rispettare i Paesi che si ribellano alle dittature. Quella è casa loro. Non si gioca con il c*lo degli altri. Io sparo? Non faccio filosofia sulla pelle altrui…”.

GIULIA SCHIFF: “HO TROVATO L’AMORE IN GUERRA”

A “La Stampa”, Giulia Schiff ha anche detto di avere subìto nonnismo nell’Aeronautica italiana, denunciando quell’episodio, ma oggi “lo considero un capitolo chiuso. Sono grata alla vita per avermi dato la possibilità di fare questa nuova esperienza, che mi ha portato una grande crescita umana e professionale. Nell’esercito ucraino ho trovato una famiglia. Sono persone inclusive, piene di rispetto. Ho ricevuto molti complimenti per la mia attitudine militare. Il comandante del team mi chiama affettuosamente ‘piccolo mostro'”.

Per quanto concerne la sua famiglia, Giulia Schiff ha affermato: “I miei genitori hanno una mentalità molto aperta, alla fine hanno capito la mia scelta. E poi, al fronte ho anche trovato l’amore: è un soldato partito da Israele per le mie stesse ragioni. Stiamo insieme, combattiamo insieme, ci guardiamo le spalle. Ma dopo l’ultima missione lui è in convalescenza, non posso dire di più. Voglio continuare a combattere. Adesso la situazione sul terreno è estremamente delicata. La morte? Penso di essermi abituata all’idea. Credo al destino: potrei morire sempre, anche adesso, strozzata da uno spaghetto”.