Sono trascorsi ormai tre anni dal giorno in cui Giulia Schiff ha denunciato di aver subito atti di nonnismo durante il “battesimo del volo”, il cosiddetto rito di iniziazione dell’Aeronautica. Un rito di cui la giovane di 21 anni di origine tedesca nata a Mira (Venezia) ha diffuso un video e che ha definito «maschilista e violento». La vicenda risale al 7 aprile 2018, giorno dell’iniziazione: prima si tiene la prova come singolo, poi il “battesimo del volo”. Giulia Schiff, che mesi dopo è stata espulsa per le sue condotte (“insofferenza alla disciplina, all’obbedienza, alla subordinazione, al rigore, alla puntualità e allo spirito di sacrificio necessari per intraprendere una carriera militare”), ritiene di aver subito lesioni dai commilitoni, ma il caso si apre solo nel novembre, quando decide di rendere pubblico il fatto dopo la segnalazione fatta un mese prima dal padre, ex allievo dell’accademia, al generale Vincenzo Nuzzo, comandante dell’Istituto di scienze militari aeronautiche di Firenze.

La sua tesi è respinta da Michela Scafetta, avvocato di cinque degli otto imputati, sergenti del 70esimo Stormo dell’Aeronautica di Latina. La titolare dello Studio Legale Scafetta ai microfoni de IlSussidiario.net ha voluto dar voce ai suoi assistiti, a cui sono contestati i reati di lesioni personali pluriaggravate in concorso e ingiuria.

Come stanno affrontando il processo i suoi assistiti?

Da tre anni si parla di questa ragazza, ma non si è assolutamente parlato della situazione che stanno vivendo otto ragazzi che, se dovessero risultare innocenti, si ritroverebbero ad aver subito un danno incommensurabile. Hanno una forte fiducia nella giustizia, sono consapevoli della loro innocenza, quindi vivono questa situazione con una grande fiducia nella giustizia e la forte vicinanza dell’Aeronautica, che ha riportato ad oggi una vittoria al Tar del Lazio contro la Schiff, dimostrando che la stessa è stata espulsa per l’inadeguatezza alla vita militare. L’Aeronautica conosce i fatti che sono agli occhi di tutti e che al momento non sono usciti fuori. Ad oggi a programmi tv, radio e giornali interessa solo la voce di questa ragazza. Nessuno ha chiesto altri video e foto, altri elementi che possono far capire che la verità non è quella che appare all’esterno.

Che ripercussioni ha avuto questa vicenda per loro?

Il danno più grande che hanno subito è professionale, perché loro si sono formati e sono diventati piloti. Essendo sottoposti a processo penale, purtroppo hanno delle fortissime limitazioni nella carriera. Questi piloti non possono volare perché c’è un procedimento penale in corso. Possono fare esercitazioni a terra, all’interno delle scuole, ma loro sono formati e pagati dallo Stato per stare fermi in attesa di una sentenza che potrebbe arrivare a breve in primo grado, ma poi ci sarà un secondo grado e sicuramente la Cassazione. Quindi, questi ragazzi rischiano di restare fermi per anni. Una volta che saranno dichiarati innocenti avranno perso anni della loro vita professionale, dunque chi ne avrà veramente perso in tutta questa storia è il nostro Stato, perché ha pagato per otto ragazzi rimasti fermi.

Il Ministero della Difesa è stato citato per omessa vigilanza come responsabile civile. Come interpreta il fatto che non abbia voluto costituirsi parte civile?

Il fatto che il Ministero della Difesa non si sia costituito parte civile vuol dire che non ritiene di aver subito danni da questi ragazzi. Questa è la verità giuridica. Ci si costituisce parte civile quando si ritiene di essere parte offesa. La chiamata da parte della difesa della Schiff al Ministero della Difesa quale responsabile civile a noi dà un grosso vantaggio, infatti non ci siamo opposti. Questa per noi non può che essere una chiamata ad adiuvandum, a questo punto la difesa della parte offesa non ha forse considerato che si ritroverà come imputati, oltre gli otto ragazzi, anche il Ministero della Difesa che dovrà far valere le ragioni di questi ragazzi.

Questa decisione permette però a Giulia Schiff, in caso di condanna degli imputati, di poter ottenere un risarcimento.

Il problema è questo: il Ministero della Difesa farà tutto il possibile pur di non dare questo risarcimento danni. Quindi, sarà una parte che andrà a rinforzare la nostra difesa. Per quanto mi riguarda, quale avvocato che difende cinque degli otto piloti, si tratta di una cosa estremamente positiva. In realtà, il responsabile civile lo avremmo dovuto chiamare noi, perché così l’imputato può essere manlevato in caso di condanna, ma non è il caso nostro. Noi però non l’avremmo mai chiamato, perché siamo convinti e certi della nostra innocenza.

Sono stati chiamati a testimoniare Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano. Cosa diranno al riguardo lo si saprà solo in aula, ma il tweet della Cristoforetti giorni dopo le polemiche scatenate da questa vicenda è già indicativo. Lei, infatti, ricordava con nostalgia il suo “battesimo del volo”.

Quello che posso dire è che ogni aspirante pilota, nel momento in cui arriva a Latina quella scuola di volo, la prima cosa che guarda è quella piscina, perché quando verrà buttato lì capirà di essere diventato pilota. Quindi, confermo quello che ha detto la Cristoforetti.

A proposito proprio dal “battesimo del volo”. È considerato un rito di iniziazione, una prassi goliardica, ma Giulia Schiff ritiene di aver subito un atto di nonnismo.

Il nonnismo nelle forze armate era presente ed era considerato forma di violenza da parte dei superiori nei confronti degli inferiori, quindi chi arrivava veniva sottoposto a dei riti di iniziazione, perché diventando militare ti dovevi sottoporre a un certo tipo di sacrificio, perché la vita militare è molto dura, quindi tanti anni fa c’erano questi episodi. Oggi il reato di nonnismo non esiste, noi parliamo di lesioni e ingiuria. Nel caso della Schiff abbiamo una situazione paritaria. Se quello che ha ricevuto è un atto di nonnismo, allora anche lei lo ha commesso, perché ha partecipato a tutti gli altri “battesimi del volo” e vi sono chiari video che lo dicono. Lo ha fatto pure il giorno prima, quindi era consapevole di quello che succedeva all’interno di questa tradizione. Ma qui parliamo di una tradizione che non è avvenuta dentro una camerata, ma che è avvenuta con un pubblico. Addirittura, anche le scolaresche vanno a vedere il “battesimo del volo”. Stiamo parlando di una tradizione che è presente all’interno dell’Aeronautica, tutt’ora. C’è ancora anche dopo il caso Schiff.

Perché allora Giulia Schiff ritiene di essere stata vittima di un atto vessatorio?

Doveva trovare sette mesi dopo un motivo per potersi appigliare al fatto che era stata mandata via. Quando poi ha fatto ricorso al Tar, lo basa sul fatto che aveva denunciato questo “battesimo del volo” e quindi l’avevano mandata via, ma in realtà il Tar del Lazio rigettando il suo discorso spiega in maniera dettagliata come lei sia stata mandata via perché non aveva quella che è la cosa principale per essere militare, cioè l’attitudine militare. Puoi essere anche il più grosso pilota di tornado o di jet, ma se non hai l’attitudine a lavorare in squadra, alla coesione, al sacrificio, non puoi fare il militare. Ha deciso di denunciare il “battesimo” dopo essere stata mandata via, ha aspettato sette mesi per denunciare.

A tal proposito, Giulia Schiff ha ricevuto molte sanzioni disciplinari, ma anche prima del “battesimo”? E non sono mai state contestate?

Le ha ricevute tutte prima, ha ricevuto oltre 70 sanzioni prima di quel “battesimo”. Sono state tutte contestate, ha avuto vari procedimenti disciplinari. L’ultima volta che è stata mandata via, nel novembre del 2018, lei già precedentemente aveva avuto altri avvii di procedimenti disciplinari e le hanno dato sempre un’altra possibilità. Poi capisce bene che prima di dare in mano ad una persona un aereo che costa 150 milioni di euro uno ci pensa e si chiede se questa persona abbia l’attitudine, se può essere un pilota e avere in mano la vita di altre persone.

Alla vigilia dell’ultima udienza lei ha dichiarato che Giulia Schiff il giorno prima del suo “battesimo del volo” aveva preso parte ad un altro dando il consenso per il suo. Avrebbe potuto cambiare idea o è un rito obbligatorio? E se ci si oppone, si rischia in qualche modo di essere discriminati?

Lei poteva decidere di sottrarsi. Nella prassi, infatti, i piloti vengono informati di questa tradizione, che poi è una sorta di spettacolo che si fa, quindi possono dire di non volerlo fare. Vero è che nessuno si è mai opposto, perché è una cosa bella, è il momento in cui da pinguino diventi aquila, quindi chi mai si opporrebbe? Comunque, non succede nulla se qualcuno si oppone, è una libera scelta.

Dopo la denuncia di Giulia Schiff, è circolato in Rete un video in cui lei stessa prende parte allo stesso rito nei confronti di un altro cadetto, ma il legale ha spiegato che simulava per non essere esclusa dal gruppo.

Bisogna partire da un presupposto: se si fa una cosa, si ha la volontà di farla. Oggi si può pure dire che lo ha fatto per far vedere che partecipava, ma l’ha fatto senza che nessuno la trascinasse con delle catene. Ma comunque non ha preso parte ad un solo “battesimo”, ma a tutti gli otto battesimi dei ragazzi che sono imputati. Presso la Procura militare di Roma sono depositati tutti i video.

L’avvocato Massimiliano Strampelli, legale di Giulia Schiff, in merito alle lesioni ha parlato di “circa 100 frustate” e “un danno estetico permanente”.

Alla querela è stata allegata una relazione psicologica, non vi è una relazione di un chirurgo plastico, di un medico estetico, non vi è alcun tipo di certificazione successiva ai fatti del servizio sanitario nazionale. Quindi, quello che dice il suo avvocato sono chiacchiere, i fatti sono altri. In un processo penale gli imputati solitamente non vogliono far entrare le indagini del pubblico ministero, perché il più delle volte sono accusatorie, ma in questo caso noi potremmo far entrare tutto il fascicolo perché dimostra in maniera chiara ed inequivocabile la nostra innocenza. Ma questa vicenda, prima di iniziare nelle competenti sedi, ha avuto un processo mediatico che si è concluso con una condanna degli otto ragazzi senza sentire né noi né vedere le risultanze delle indagini, che sono altre.

C’è poi un altro aspetto che si è intrecciato alla vicenda, mi riferisco alla violenza di genere. Come commenta le parole di Giulia Schiff che alla vigilia dell’ultima udienza ha dichiarato di essersi “ribellata ad un rito maschilista”? 

Le donne nelle forze armate sono entrate recentemente, quindi è normale che fosse un rito maschile. Per quanto riguarda la violenza di genere, ne ha parlato prima dell’ultima udienza che si è tenuta la la settimana scorsa, nella quale c’è stata una richiesta di costituzione di parte civile di un’associazione contro la violenza di genere. Ma il Tribunale militare di Roma l’ha rigettata, perché non si tratta assolutamente di violenza di genere, quindi anche questo discorso è stato completamente abbandonato. Oggi in Italia quello che fa audience è la violenza di genere, sulle donne, ma il più delle volte le vere vittime sono gli uomini. Non dico che non ci sia violenza sulle donne, anzi ce n’è tanta, è una realtà che viviamo, ma non tutte le violenze sono di genere. E quando questi ragazzi verranno assolti nessuno parlerà più di loro, questa è la verità. Ha mai sentito parlare di un uomo assolto dall’accusa di violenza di una donna?

Peraltro, tra gli 8 imputati figura una donna. Può dirci come ha vissuto e sta vivendo questa vicenda?

Questa donna ovviamente va a chiudere il cerchio sul discorso della violenza di genere. Ecco perché il Tribunale ha chiuso il discorso su questo. Non sono uomini che picchiano una donna, ma uomini e donne che partecipano ad uno spettacolo-tradizione, perché questo è, con un pubblico. Chiunque lì presente, se si fosse reso conto che c’era una mancanza di consenso da parte di questa ragazza, se stava male o veniva picchiata, avrebbe interrotto tutto, altrimenti avrebbe favoreggiato un reato.

Infine, quali sono le sue richieste per i suoi assistiti?

Io mi aspetto che vengano dichiarati innocenti. Questo collegio di giudici è estremamente equo, sono persone perbene, ho avuto modo di fare altri processi con loro. Quindi, sono giudici che andranno a leggere ogni singola carta, ogni documento. Quindi, mi aspetto verità e giustizia per questi ragazzi che finora purtroppo per ragioni legate al loro status non hanno mai potuto dire la loro, in quanto militari. I tempi purtroppo sono lunghi. Abbiamo un processo al militare che ha la prossima udienza a maggio, uno all’ordinario con prima udienza a novembre. E siamo solo al primo grado, poi ci sarà un secondo grado, quindi eventualmente la Cassazione. Penso che per i prossimi 5-6 anni saranno ancora fermi.

(Silvana Palazzo)