Giulia Tramontano aveva 29 anni e tra due mesi sarebbe diventata mamma di un bimbo che aspettava con gioia. Uccisa a coltellate, il suo corpo sarebbe stato trovato, parzialmente bruciato e coperto con dei sacchi di plastica, in un’intercapedine dietro alcuni box in un’area non lontana dalla sua abitazione. Dal 27 maggio scorso risultava scomparsa da Senago (Milano), dopo un ultimo contatto con la famiglia via WhatsApp. Un messaggio alla mamma alle 21:43, “Non ti preoccupare madre, ora vado a riposare”, poi il silenzio e l’apprensione crescente dei suoi cari per un’assenza inspiegabile sono stati i primi ingredienti di un caso apparso immediatamente allarmante. Dall’altra parte il compagno convivente, Alessandro Impagnatiello, barman 30enne di successo in servizio in un locale esclusivo di Milano e dipinto da chi lo conosce come un professionista molto apprezzato. Dietro quel viso d’angelo, secondo la ricostruzione investigativa, Alessandro Impagnatiello avrebbe nascosto in modo chirurgico le trame di una doppia vita dai riflessi inaspettati e sconvolgenti.



Sette mesi fa la notizia della gravidanza della compagna con cui condivideva una bella casa, ma nell’ombra una relazione parallela con un’altra donna sfociata nell’attesa di un altro bambino poi interrotta con un aborto. L’amante di Alessandro Impagnatiello, secondo quanto emerso, sarebbe rimasta incinta poco prima che Giulia Tramontano scoprisse di essere in stato interessante. Le due donne non avrebbero saputo l’una dell’altra fino alle ore precedenti alla sparizione della 29enne, quando tra loro ci sarebbe stato un incontro “chiarificatore” in assenza di Impagnatiello. Giulia Tramontano sarebbe poi tornata a casa in quello che si sarebbe rivelato il più atroce degli appuntamenti: è tra le mura dell’abitazione, in cui immaginava il suo futuro da mamma tra corredini e nuovi progetti per il domani, che sarebbe esplosa una lite culminata nella sua morte.



Chi è Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’omicidio della compagna incinta Giulia Tramontano

Poco dopo la notizia della scomparsa di Giulia Tramontano, inevitabilmente le attenzioni di inquirenti e media si sono concentrate sulla sua vita e sul suo rapporto con il compagno Alessandro Impagnatiello. Un giovane di bell’aspetto, lineamenti delicati e voce gentile che nonostante la sua giovane età si sarebbe affermato come barman in alcuni dei locali più esclusivi di Milano come l’Armani Bamboo Bar, riferisce Ansa. Lo stesso gruppo che, con una nota riportata dall’agenzia di stampa, avrebbe precisato di aver adottato immediatamente un provvedimento alla luce di quanto accaduto: “Il Gruppo Armani ed Emaar Properties PJSC, azienda proprietaria di Armani Hotel, esprimono il proprio cordoglio e la propria vicinanza alla famiglia di Giulia Tramontano. Fatti del genere non sono tollerabili in una società civile. Episodi come questo non possono e non devono verificarsi, mai. Per tale motivo, già durante i giorni delle indagini, il signor Alessandro Impagnatiello era stato sospeso dalle sue mansioni di barman presso Armani Hotel“.



L’identità di Alessandro Impagnatiello è dipinta come quella di un 30enne perfettamente inserito nel circuito “bene” del capoluogo, così viene descritto da chi lo ha conosciuto, una persona che mai si pensava potesse arrivare a commettere una simile atrocità. L’evoluzione degli eventi e l’emergere della cronaca sulla sorte di Giulia Tramontano avrebbero sconvolto profondamente i colleghi del giovane, increduli davanti agli sviluppi del caso. Il cerchio delle indagini intorno ad Alessandro Impagnatiello si sarebbe stretto velocemente all’esito del ritrovamento di alcune tracce biologiche nella sua auto, una Volkswagen T-Roc che, secondo la sua confessione, avrebbe poi usato per trasportare il corpo della fidanzata nel luogo in cui poi lo avrebbe abbandonato. In poche ore, la notte tra il 31 maggio e il 1° giugno, a quattro giorni dalla sparizione di Giulia Tramontano che lui stesso aveva denunciato ai carabinieri, la sua posizione è cambiata radicalmente assumendo il profilo di indagato per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. Uno spettro di reati gravissimi su cui graverebbe la contestazione della premeditazione.

Tra le testimonianze di chi conosce il 30enne, quella del padre di un amico affidata ai microfoni di Storie Italiane: “Non l’ho visto crescere, ma era bravo ragazzo come tutti i giovani di oggi. Mai ci saremmo aspettati una cosa del genere da questa faccia d’angelo, che era considerato uno dei più belli della compagnia. Mio figlio ha sentito Alessandro il 30 maggio, si sono detti che mio figlio era disposto a confortarlo e consolarlo ma praticamente lui ha risposto che non era il caso (…). Oggi come oggi non so più che cosa sia l’amore per le persone, l’amore è essere disposti al sacrificio e non a sacrificare qualcun altro“.

Giulia Tramontano, la confessione choc e la ricostruzione del delitto

Alessandro Impagnatiello sarebbe crollato durante l’interrogatorio, confessando ai pm e ai carabinieri di aver ucciso Giulia Tramontano con almeno due coltellate e di aver poi tentato di bruciare il corpo. Per ben due volte, secondo Il Corriere della Sera, avrebbe cercato di distruggerlo usando prima dell’alcol nella vasca da bagno e poi della benzina in un garage, presumibilmente un box di famiglia. Le indagini avrebbero fatto emergere un castello di bugie reiterate per mesi con cui il 30enne avrebbe tenuto in piedi due relazioni, una mole di menzogne che avrebbe finito per implodere sulla sua posizione inchiodandolo alle responsabilità che gli sono ora contestate dalla Procura.

La confessione di Alessandro Impagnatiello sarebbe arrivata, come un fiume in piena di dettagli agghiaccianti, nel cuore della notte tra il 31 maggio e il 1° giugno. Dopo aver ucciso la compagna incinta e aver tentato invano di cancellare ogni traccia, Impagnatiello avrebbe caricato il corpo sulla sua macchina per occultarlo nel luogo che avrebbe poi indicato agli inquirenti portando al ritrovamento. Giulia Tramontano sarebbe stata trovata senza vita insieme al bimbo che portava in grembo, avvolta in alcuni sacchi, in un lembo di terra dietro una palazzina di Senago non lontano dall’abitazione della coppia. Nella denuncia di scomparsa presentata domenica 28 maggio, riporta Chi l’ha visto?, Impagnatiello avrebbe fornito elementi circostanziati che poi, una volta vagliati, avrebbero portato a galla diverse incongruenze. Nel suo racconto agli investigatori, avrebbe detto di aver visto Giulia per l’ultima volta in pigiama immediatamente prima di recarsi al lavoro, poco dopo l’alba. Avrebbe anche raccontato di essere uscito in auto intorno a mezzanotte e di aver fatto ritorno a casa verso le 3, dopo aver incontrato uno spacciatore e aver fumato uno spinello. Giulia Tramontano però non si sarebbe mai allontanata volontariamente dall’abitazione, come invece il 30enne avrebbe tentato di far credere mettendo in atto un depistaggio sostenendo la sparizione del passaporto della compagna e di una somma di circa 500 euro. Consumato l’omicidio, ricostruisce Ansa, avrebbe persino chiesto un incontro all’amante sostenendo di essere “un uomo libero” perché Giulia era “andata” via. Un incontro che la donna avrebbe declinato. Stando a quanto trapelato dall’alveo dell’inchiesta, il 30enne reo confesso le avrebbe anche detto che il figlio che Giulia Tramontano aspettava non era suo. Un’altra menzogna confezionata prima del tramonto della sua versione concluso con il suo arresto.