Granello dopo granello, il castello di sabbia che Alessandro Impagnatiello avrebbe costruito per nascondere la sua “doppia vita” si starebbe sgretolando sotto i colpi delle indagini e dei racconti di alcuni testimoni. Il barman 30enne, reo confesso dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza, è in carcere da giorni dopo aver detto di averla uccisa a coltellate. Un orrore in cui ha trascinato anche la vita del piccolo Thiago, il figlio che la fidanzata portava in grembo e che non nascerà. I microfoni di Ore 14 hanno raggiunto un collega dell’indagato che, ripercorrendo gli ultimi mesi di Impagnatiello sul posto di lavoro, ne ha descritto un ritratto dai riflessi chiaroscuri.



Alessandro Impagnatiello si sarebbe mostrato come una persona mite, solare e spigliata, nessuna criticità nel rapporto con chi gli stava intorno sul fronte professionale. Almeno questo è ciò che emerge dalle parole del collega, ancora sconvolto per l’accaduto: “Era un ragazzo alla mano, un bravo ragazzo, con un atteggiamento abbastanza positivo. E si vedeva anche dallo sguardo che comunque era una persona solare. Ho conosciuto pure lei qua, stava aspettando Alessandro. Ho visto che era in dolce attesa e le ho fatto le mie congratulazioni. Non mi ha detto che era la sua compagna, ma lo avevo intuito, lui mi ha detto che era single“. Impagnatiello non avrebbe detto di avere una relazione stabile e di aspettare un bimbo, e qualcuno al lavoro si sarebbe accorto del rapporto tra il barman e l’altra donna che avrebbe ingannato. “Dissi ad Alessandro ‘Se sei single, buttati’, lui rispose ‘Non è la ragazza per me’“.



Il racconto del collega di Alessandro Impagnatiello dopo l’omicidio di Giulia Tramontano

Il collega di Alessandro Impagnatiello ha detto a Ore 14 che il suo racconto riguarda fatti relativi a circa 3 o 4 mesi fa. “Nessuno se l’aspettava – ha aggiunto a sottolineare lo sgomento per il delitto di Giulia Tramontano -. Però c’è stato un frangente che mi riguarda da vicino, quando lui è venuto e mi ha sgridato, mi ha veramente insultato. È stato 5 minuti abbondanti a insultarmi forte. Le persone che lavoravano con lui da diversi anni hanno detto che anche se erano successe cose molto più gravi non si era mai arrabbiato così tanto. In quel periodo era abbastanza nervoso. Io l’ho visto sabato (giorno dell’omicidio, ndr), era agitato, bianco, aveva gli occhi rossi…“.



Il profilo di Alessandro Impagnatiello, secondo chi indaga, sarebbe quello di un “manipolatore e narcisista“. Altri colleghi raccontano che fosse noto per la sua abitudine a dire bugie, ma nessuno avrebbe colto segnali in grado di far ipotizzare un simile epilogo. Qualcuno, tra chi lavorava con lui, avrebbe intuito che vi fosse un legame con la giovane collega che, poche ore prima della morte di Giulia Tramontano, ha incontrato la 29enne per un chiarimento. Lei avrebbe contribuito a incastrare il 30enne nelle ore successive all’omicidio, smascherandone le menzogne e consegnando agli inquirenti una porzione della storia che si sarebbe rivelata fondamentale per stringere il cerchio intorno a Impagnatiello. I rilievi sulla scena del crimine, conclusi poche ore fa nella casa di Senago dove Giulia Tramontano viveva con il compagno, avrebbero esaltato lo spettro di un’ipotesi agghiacciante: da una prima analisi della dinamica omicidiaria emergerebbe che la 29enne potrebbe essere stata colpita alle spalle, assassinata nel tessuto di un agguato senza avere possibilità di scampo.