L’uomo è indagato per omicidio aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso”. Sì, l’assassino di Giulia Tramontano, di una mamma e del suo bambino di sette mesi che portava in grembo, ha confessato. Ed è imputato, e sarà condannato, per aver preso a coltellate la sua donna, suo figlio e aver tentato di bruciarne i corpi. Una storia atroce che esula dalla cronaca nera, che tocca le corde della tragedia antica, del male profondo e irredimibile, parrebbe, nel cuore dell’uomo. Che solo superficialmente possiamo ridurre a follia.
Una storia che, per come viene raccontata, fa riflettere sull’idea oramai omologata e comune di persona. Se Giulia è stata uccisa è omicidio. Se il suo piccolo nel ventre è stato ucciso, è interruzione di gravidanza senza consenso. Com’è possibile che la legge, la legge! ritenga omicidio di un bambino solo e se sia già avvenuto il parto? Che riconosca la vita solo e se sia già avvenuto il distacco dall’utero materno? Il padre assassino non ha ucciso una persona, ma due. È sprezzante e spregevole bollare la furia omicida verso il più indifeso degli uomini come “interruzione di gravidanza senza consenso”.
Ridicolo e odioso. Ma com’è possibile che una legge, la 194, vecchia per la scienza e la filosofia, non sia rivista, almeno per rivedere le lacune e le interpretazioni anacronistiche, e offensive della dignità umana? Che la paura di perdere qualcosa, dall’una e dall’altra parte, l’ignavia per evitare uno scontro ideologico, ci veda vili e inerti, ad accettare un tale obbrobrio? La libertà di coscienza, almeno quella, è ancora lecita o no? L’obbedienza alle leggi ci obbliga ad applaudire e chinare il capo o è possibile eccepire e battersi per cambiare la legge?
Se un insegnante di religione a scuola usa la parola omicidio per spiegare l’aborto, viene redarguito e forse denunciato. È una legge dello Stato, si dice. Ma le leggi si cambiano. E se il Papa giudica l’aborto il reclutamento di un killer, piace un po’ meno al mainstream mediatico, e viene silenziato. Ma i cattolici, almeno loro, possono stare dalla sua parte, dalla parte della verità, della scienza e della fede, o devono nascondersi, sospirare e alzare gli occhi al cielo nelle sacristie?
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