Giulia Tramontano morta a causa di una “massiva emorragia acuta“ per le “lesioni vascolari cervico-toraciche” provocate con un’arma da taglio. È la fotografia dell’orrore dietro l’omicidio della 29enne incinta al settimo mese di gravidanza uccisa nella sua casa di Senago il 27 maggio scorso, con lei il bimbo che portava in grembo, Thiago, emersa poche ore fa in aula nel processo a carico del compagno della vittima, Alessandro Impagnatiello. A spiegare quanto evidenziato dall’autopsia, nel corso della nuova udienza davanti alla Corte d’Assise di Milano, è stato il medico legale Nicola Galante, riporta Ansa, che ha ricalcato i contorni del delitto cristallizzati nella consulenza agli atti.
La 29enne sarebbe stata colpita con 37 coltellate e “la morte del feto è successiva a quella della madre, determinata da una insufficienza vascolare provocata dall’emorragia materna“. Sul corpo di Giulia Tramontano non sono stati rilevati segni ferite autoinferte né di difesa e quest’ultimo dato, secondo l’analisi autoptica, depone per l’ipotesi che la vittima sia stata aggredita alle spalle. “L’impressione è che lui l’abbia colpita da dietro“, è uno dei passaggi dell’intervento del medico legale Andrea Gentilomo, tra gli specialisti che si sono occupati dell’esame sul cadavere, riportato da Adnkronos. È la fase più dura del dibattimento, quella in cui emerge l’entità di un delitto tanto efferato quanto difficile da raccontare con termini meno crudi. Il corpo di Giulia Tramontano, secondo quanto riportato in aula, presenterebbe “una serie di lesioni vascolari che hanno interessato il distretto del collo (24) e quello toracico“. In particolare, alcune coltellate alla carotide lato destro e un’altra lesione alla vena succlavia lato sinistro, stando ai medici legali, avrebbero determinato una “rapidissima” perdita di sangue.
Omicidio Giulia Tramontano, il fuoco rende difficile inquadrare l’orario della morte
Il corpo di Giulia Tramontano, secondo la ricostruzione dell’accusa a carico di Alessandro Impagnatiello, sarebbe stato dato alle fiamme in un doppio tentativo di cancellare ogni traccia con una prima azione nella vasca da bagno dell’abitazione di Senago in cui la coppia viveva, poi in garage. Il fuoco, elemento che complica non poco l’analisi di una scena del crimine, ha reso difficile inquadrare l’orario della morte della 29enne. Da un punto di vista strettamente tecnico, hanno spiegato i consulenti, l’epoca del decesso è un nodo irrisolto proprio perché il cadavere è stato “incendiato”. Si parla di una stima di almeno 48 ore prima del rinvenimento del corpo fino a un massimo di “cinque giorni”. Nell’udienza in cui i medici legali consulenti della Procura hanno elencato le risultanze autoptiche, su richiesta delle parti civili si è proceduto a trasmettere le immagini dell’autopsia e del ritrovamento del corpo a porte chiuse. Sul corpo sarebbe stata sparsa della benzina e alcuni reperti, gli indumenti, avrebbero anche tracce di alcol e acetone. Sul volto della 29enne, inoltre, la presenza di tre lesioni sembrerebbe compatibile con un tentativo della vittima di girarsi.
Secondo gli esperti, “almeno un paio di coltelli sequestrati in casa sono compatibili con le ferite” evidenziate sul cadavere di Giulia Tramontano. In udienza, il medico legale Gentilomo avrebbe inoltre spiegato che “gran parte” delle coltellate avrebbe attinto la vittima “nella carne viva“, riporta Adnkronos, e nella dinamica dell’aggressione una coltellata alla laringe potrebbe aver impedito alla vittima di urlare. Giulia Tramontano e il figlio Thiago sarebbero stati avvelenati con un topicida da almeno 2 mesi, precisamente con dosi di Bromadiolone, sostanza “amara” che figura tra i più potenti veleni per topi e che richiama le reiterate confidenze della 29enne ai familiari circa uno “strano sapore” riscontrato in cibi e bevande consumati durante la gravidanza prima di essere assassinata. Secondo quanto riferito dal tossicologo Mauro Minoli, tra i possibili effetti collaterali si annoverano dolori allo stomaco ed emorragie a livello gastrico. Impossibile, però, stabilire con precisione quando sia iniziato l’avvelenamento. “Nel capello di Giulia Tramontano era presente“, ha evidenziato l’esperto, dato dal quale si evince che l’assunzione sia avvenuta comunque nell’arco degli ultimi 2 mesi con un verosimile incremento di somministrazione nel mese precedente alla morte. Il veleno è stato trovato nella madre e nel feto, ma non si può definire l’esatta quantità di somministrazioni né quando tutto abbia avuto inizio. “Sia fatta giustizia per lei e Thiago“, è il commento del padre di Giulia Tramontano a margine della recente udienza. Tra i potenziali orizzonti giudiziari per Alessandro Impagnatiello, l’ergastolo.