Inquirenti a caccia di prove di una eventuale premeditazione del delitto di Giulia Tramontano nei dispositivi di Alessandro Impagnatiello, il compagno reo confesso in carcere con le accuse di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. L’attenzione di chi indaga si concentra anche su tre pc e un tablet che sarebbero stati sequestrati nell’abitazione di Senago (Milano) teatro del crimine e che sarebbero di proprietà del 30enne indagato. L’analisi potrebbe portare a rilevare elementi utili a irrobustire l’ipotesi della circostanza aggravante esclusa, insieme a quella della crudeltà, dal gip di Milano al momento della convalida dell’arresto.
In particolare, gli accertamenti tecnici sui computer serviranno a stabilire se e quando esattamente Impagnatiello abbia condotto ricerche online su come uccidere la compagna, incinta al settimo mese di gravidanza, e disfarsi di ogni traccia, corpo compreso. Dopo aver ucciso Giulia Tramontano, secondo l’autopsia colpita con almeno 37 coltellate, Impagnatiello avrebbe tentato di bruciare il corpo per due volte prima in casa, nella vasca da bagno con dell’alcol, e poi nel box auto con l’uso di benzina. Al vaglio anche l’ipotesi che il veleno per topi trovato nelle disponibilità del giovane fosse parte del piano per assassinare la fidanzata 29enne e il bimbo che portava in grembo. A questo proposito, una risposta determinante arriverà dagli esami tossicologici sulla vittima: in caso di presenza di topicida, il quadro di aggravanti a carico dell’indagato muterebbe sensibilmente peggiorando la sua posizione.
Omicidio Giulia Tramontano, al via l’analisi sui dispositivi di Alessandro Impagnatiello
Al via l’analisi sui dispositivi sequestrati dagli inquirenti nell’abitazione di Senago in cui vivevano Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello, e in cui il 27 maggio scorso quest’ultimo l’avrebbe uccisa colpendola con ferocia per poi tentare di dar fuoco al corpo. Lo riporta il quotidiano Il Giorno, secondo cui gli accertamenti verteranno in particolare su tre pc e un tablet di proprietà del 30enne indagato nei quali potrebbero nascondersi prove importanti per la ricostruzione del delitto.
Una parte degli sforzi investigativi si condensa inoltre sull’esame della scena del crimine, tracce di sangue e impronte isolate all’interno dell’appartamento in sede di rilievi dei Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche e che, stando alle ultime indiscrezioni, sarà condotto dal Ris di Parma. Resterebbe ancora da stabilire qual è l’arma del delitto: Impagnatiello avrebbe indicato un coltello lama 6 centimetri che, dopo l’omicidio, dice di aver lavato con acqua e sapone e riposto in un ceppo in cucina. Le verifiche degli inquirenti serviranno a chiarire se si tratta di uno dei coltelli presenti nell’abitazione e se il racconto dell’indagato, su questo punto, abbia dei riscontri. Nella versione di Alessandro Impagnatiello insisterebbero molte incongruenze e non sarebbe ancora esclusa l’ipotesi di un complice, qualcuno che possa aver contribuito alla fase dello spostamento del cadavere e del successivo occultamento.