“Come uccidere un feto con il veleno“. Sarebbe questa, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giorno, una delle ricerche choc condotte online da Alessandro Impagnatiello prima di commettere l’omicidio di Giulia Tramontano, la compagna 29enne al settimo mese di gravidanza del loro figlio Thiago. Il barman 30enne avrebbe cercato informazioni su come evitare che il bimbo nascesse, ammazzandolo per avvelenamento. Nel computer dell’uomo sarebbero state rilevate tracce di altre ricerche, ad esempio “come uccidere una donna incinta“, e questo spingerebbe per lo scenario della premeditazione da sempre respinto da Impagnatiello e escluso dal gip insieme all’aggravante della crudeltà.
Giulia Tramontano sarebbe diventata mamma poche settimane dopo se il compagno, con cui conviveva a Senago (Milano) non l’avesse assassinata con decine di coltellate (almeno 37) nella loro abitazione. La 29enne sarebbe stata aggredita brutalmente senza scampo tra quelle mura dopo aver incontrato la donna con cui Impagnatiello, da mesi, avrebbe avuto una relazione clandestina poi scoperta dalla vittima. Il cadavere di Giulia Tramontano sarebbe stato ritrovato dietro alcuni box auto, gettato in una intercapedine, giorni dopo la denuncia di scomparsa che lo stesso fidanzato aveva presentato portando avanti un tentativo di depistaggio.
Giulia Tramontano uccisa da Alessandro Impagnatiello, dal pc spuntano ricerche choc
Alessandro Impagnatiello, secondo la ricostruzione de Il Giorno, avrebbe cercato come uccidere la compagna incinta e soprattutto come avvelenare un feto. Tracce di queste ricerche sarebbero emerse dalle analisi sul pc del 30enne, attraverso cui gli inquirenti avrebbero portato a galla una presunta evidenza: il fidanzato di Giulia Tramontano avrebbe voluto anzitutto uccidere il bimbo che la 29enne portava in grembo, Thiago, perché da lui ritenuto un “ostacolo” alla doppia vita che lo avrebbe visto, per mesi, impegnato nella relazione con la vittima e con un’altra giovane (anche lei rimasta incinta, si scoprirà dopo il delitto, nello stesso periodo).
Sarà l’esito definitivo dell’autopsia a confermare o escludere l’avvelenamento, mentre resterebbe ancora tutta da vagliare l’ipotesi di un complice. Al momento non sarebbero emerse prove di questo scenario, ma l’attività degli inquirenti sarebbe concentrata da mesi nella ricerca di eventuali elementi che chiariscano se Alessandro Impagnatiello si sia servito dell’aiuto di terzi nelle fasi successive al delitto, in particolare nello spostamento del corpo di Giulia Tramontano verso il luogo dell’occultamento. Occhi puntati su un capello, reperto che sarebbe stato isolato sul cellophane che avvolgeva il cadavere e che sarà sottoposto ad accertamenti per comprendere a chi appartenga.