Giulia Veronesi è la figlia di Umberto e, come lui, rappresenta un’eccellenza medica in Italia. Attualmente, la dottoressa dirige il programma di Chirurgia Toracica Robotica del San Raffaele ed è stata una delle prime due italiane a operare i polmoni con il robot. A parlare di sé e del suo amato genitore è stata lei stessa, nell’ambito di un’intervista concessa a “Il Corriere della Sera”, nella quale ha asserito che, perlomeno inizialmente, cercava di non rivelare il legame diretto con suo padre, per non cadere vittima dei pregiudizi.



“A volte colleghi e superiori tendono ad attribuire il tuo valore a una sorta di vantaggio di famiglia – ha dichiarato –. Puoi fare tantissime cose, ma non è mai abbastanza per potersi confrontare con una storia di successo come quella di papà. Poi, piano piano, più avevo riconoscimenti dalle comunità scientifiche, dagli indici bibliometrici, più la sicurezza aumentava”. Quando poi andò a lavorare in Chirurgia Toracica allo Ieo, contattata dal primario, era contenta e suo padre iniziò a darle consigli e a confrontarsi con lei sulla chirurgia robotica e sugli screening.



GIULIA VERONESI: “MIO PADRE SI TRAVESTÌ PERCHÉ…”

Giulia Veronesi ha poi proseguito il suo intervento su “Il Corriere della Sera” asserendo che suo papà Umberto aveva molto autocontrollo emotivo, in quanto in lui la ragione doveva sempre prevalere. Tuttavia parlava molto con i malati, era sensibile alle loro esigenze e proprio il fratello di Giulia, Paolo (affermato senologo), ha rivelato che una volta Umberto Veronesi si travestì da Zorro per rasserenare il figlio di una malata: “Papà aveva questa autoironia anche a casa. Un giorno arrivò travestito da donna: ricordo questo gigante con parrucca e gonna. Amava fare scherzi. Una volta allo Ieo l’ho visto con una maschera da mostro: andava in giro al bar e in corsia fra i pazienti, tipo zombie. Per divertimento, per alleggerire il peso della vita”. Giulia Veronesi è sposata con Paolo Bianchi, specializzato in Chirurgia Robotica Addominale, conosciuto a Courmayeur per caso il 1° gennaio 2000. Recentemente, la dottoressa Veronesi ha scritto un libro sul fumo. Perché? “Perché fa sette milioni di morti all’anno e andrebbe considerato una pandemia. Mi occupo di prevenzione di tumore al polmone dal 2000, con la ricerca, la divulgazione, le campagne antifumo, la diagnosi precoce”.

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