Giulia Viacava, dalla vasca di pallanuoto alle corsie degli ospedali: un’altra bella storia di solidarietà e “bene comune” ai tempi del Coronavirus. Lei è appunto una pallanotista originaria di Genova, che però da questa stagione gioca nell’Orizzonte Catania: ha vinto una Supercoppa con le siciliane che ha raggiunto dopo l’esperienza a Rapallo (e nove anni di giovanili nel Bogliasco), è anche nel giro della Nazionale con cui, pur senza essere tra le protagoniste assolute, ha partecipato al Mondiale. Oggi però entra nelle cronache per la sua decisione di tornare “a casa”, nello specifico a Sori sulla riviera di Levante, per dare una mano in una residenza per anziani. Lo riporta corriere.it, che ha anche raccolto le parole del difensore: la Viacava ha confidato di essere laureata in infermieristica (triennale) e che a un certo punto si è chiesta cosa ci facesse a Catania.



Stagione ferma, allenamenti bloccati e quella sensazione di poter e voler fare qualcosa per il Coronavirus: “Ho un’abilità, usiamola” si è detta Giulia, che dunque ha effettuato il viaggio verso Nord e si è messa a disposizione. Nel suo racconto c’è tanta stanchezza e tristezza, le condizioni non sono ottimali – il personale è a ranghi talmente ridotti che la notte si trova da sola insieme a un operatore sanitario, dovendo curare circa 50 pazienti – e l’organizzazione della giornata è complessa, un problema che esiste ormai in tutte le strutture del Paese. La Viacava però ha dalla sua parte un’esperienza non indifferente, ovvero quella dello sport di squadra: “Questo aiuta perché anche qui bisogna cercare di fare il massimo con le forze che si hanno, ed è un bell’insegnamento nel rapporto con gli altri”.



GIULIA VIACAVA, IL RACCONTO DELL’ESPERIENZA DA CORONAVIRUS

La pallanotista del Setterosa è, si potrebbe dire, figlia d’arte: papà è chirurgo e mamma infermiera, anche se non l’hanno mai forzata e l’hanno sempre spinta a fare la cosa che desiderava maggiormente. Dice che la passione che i genitori hanno messo nel loro lavoro potrebbe averla spinta a decidere di dare una mano oggi, ma anche in questo caso ha scelto da sola. Oggi, lei può dire che “i miei vecchietti mi piacciono: magari fanno i capricci e a volte sono come bambini ma adesso sono i più fragili, quelli che hanno bisogno”. E confessa che in loro rivede i suoi nonni e, in generale, “i nostri nonni che hanno fatto così tanto, ora per noi è il momento per restituire”.



Giula Viacava non ha poi negato, nel raccontare la sua esperienza nella residenza per anziani, che in questo periodo difficile segnato dal Coronavirus il fisico da atleta può essere un vantaggio. “Oggi ho lavorato dalle 7 di mattina alle 9 di sera, credo di non essermi sai seduta” ha confidato, non nascondendo tutta la stanchezza per questi turni estenuanti. C’è poi l’aspetto mentale, allenato in vasca e che oggi è necessario per mantenere “equilibrio e serenità, e per tenere il cervello in esercizio”. Come? Banalmente, ripetendosi gli schemi della sua squadra di pallanuoto. Sport che tornerà a praticare: “Voglio togliermi ancora qualche soddisfazione, ma la mia strada è qui”.